Vertenza Tvn, sindacati al Mise: pretenderemo di essere ricevuti

Fiom Cgil, Uilm Uil e Usb si preparano alla manifestazione a Roma: "I no politici non ci convincono più, le istituzioni si pronuncino sulle alternative al gas"

“Andremo al Ministero con l’obiettivo di essere ricevuti”. Le organizzazioni sindacali Fiom Cgil, Uilm Uil e Usb si preparano allo sciopero e alle iniziative programmate per il prossimo 5 dicembre e dicono con estrema chiarezza che “questo perdurante silenzio da parte di quelli che dovrebbero essere i nostri interlocutori, politici e industriali, non è più accettabile”. A parlare oggi pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa svoltasi presso la sede della Camera del Lavoro di viale Togliatti, sono stati Giuseppe Casafina per la Fiom, Arturo Ranucci per la Uilm e Roberto Bonomi per l’Usb. Dichiarazioni unitarie per una vertenza che ha già messo in crisi i metalmeccanici come gli elettrici, come i lavoratori portuali. “Carbone o non carbone lo scenario occupazionale per questa città al momento si prospetta drammatico – hanno spiegato ancora i tre sindacalisti – dal momento che nessuno ci ha ancora detto nulla a proposito del futuro delle 460 persone interessate da una crisi che va avanti da mesi. Alla politica diciamo che i no, politici appunto, ci stanno bene purché ad essi facciano seguito atti concreti che li rendano credibili, iniziando quindi a discutere di un vero progetto alternativo”. Il “no” in questione è quello che avversa la realizzazione di una nuova centrale a gas accanto a quella attuale alimentata a carbone che, come noto, dovrebbe smettere di produrre energia entro il 2025, pur non essendo previsto alcun piano di dismissione. In questo scenario caratterizzato da progressivi tagli degli elettrici, in parte avviati e in parte programmati a Tvn, e da un’altrettanto drastica contrazione dei metalmeccanci dell’indotto, occupati nelle manutenzioni, i “no” della classe politica e istituzionale iniziano ad avere soprattutto il sapore della propaganda. “Dire genericamente no al gas – affermano ancora Casafina, Bonomi e Ranucci – è molto semplice e mette tutti d’accordo sulla carta, ma il tema vero è che qui non si è ancora iniziato a discutere del futuro lavorativo di centinaia di persone, moltissime delle quali hanno profili di alta specializzazione che non possono essere ricollocati in altre mansioni dall’oggi al domani. La nostra proposta è sempre la stessa, quella di un cantiere navale che possa garantire – concludono – la ricollocazione di questo personale”. Di risposte finora nessuna, soprattuto da parte delle istituzioni specificatamente competenti in materia, dal Mise all’Autorità Portuale, di cui, in particolare, su questa ipotesi connessa tra l’altro a una eventuale ridefinizione delle previsioni del piano regolatore portuale sulla darsena energetica e grandi masse non si è letta una sola parola. Le parole dei lavoratori e dei sindacati, invece, da mesi sono sostanzialmente buttate al vento. Nessuno replica, nessuno si attiva. Difficile quindi anche andare oltre il momento della proposta per quanto riguarda l’idea del bacino di carenaggio, impossibile sperare che qualche investitore privato se ne interessi, da un lato, dall’altro lato impossibile anche capire quale possa essere la ricaduta degli altri progetti che Enel sembrerebbe intenzionata ad attivare a Civitavecchia. “Al momento progettini e pregettucoli vari – dice a proposito Csafina – non ci convincono pienamente, perché troppo particolari per fornirci le garanzie collettive che noi stiamo chiedendo”. Si vedrà quindi cosa verrà fuori il 5 dicembre al Ministero. Si stanno organizzando pullman, che partiranno dalla piazza del tribunale alle 7.30. Il presidio sotto la sede del Mise inizierà alle 9 e si concluderà alle 13.