Tvn, rendimento dell’impianto al 37%. Le vere ragioni della riconversione a gas

La trasformazione del sito produttivo è dovuta a una serie di fattori concorrenti, che rimandano a motivazioni economiche

Un impianto in crisi, con un rendimento nettamente al di sotto di quanto era stato previsto in fase di progettazione e che continua a trascinare con sé tutto ciò che ad esso è legato: territorio, occupazione, futuro. Mentre la comunità politica cittadina si prepara (si prepara?) a discutere nuovamente il prossimo primo ottobre, dopo le anticipazioni di lunedì, della centrale di Torre Valdaliga Nord, emergono con chiarezza, se li si vuole vedere, tutti gli elementi che contribuiscono a definire un quadro assolutamente deprimente. La trasformazione a gas del sito produttivo di Tvn è una previsione ineludibile — forse solo all’apparenza migliorativa in termini ambientali — nel panorama nazionale ma non è figlia di giuste ragioni. Non nasce dalle istanze del territorio, che non sono state prese minimamente in considerazione. È figlia in parte di logiche di sistema, che si spiegano sul piano nazionale e internazionale, e in parte delle caratteristiche dell’impianto. In definitiva è evidentemente figlia di interessi economici. Enel da tempo non è più competitiva sul mercato, perché l’energia che produce costa di più di quella che producono altri operatori privati. Enel stessa, a proposito di Tvn, parla di “basso rendimento dell’impianto” e di “funzionamento flessibile e discontinuo”. La centrale dall’inizio dell’anno ha avuto un funzionamento altalenante, a oggi produce con due gruppi su tre in esercizio perché il terzo è in manutenzione, ma è una situazione assolutamente contingente. Perché? La scarsa competitività di Torre Nord è dovuta principalmente a tre fattori concorrenti. Primo: il basso rendimento dell’impianto, appunto. La centrale a carbone era stata progettata per avere un rendimento del 44%, un dato che non è mai stato raggiunto ma che anzi è sempre progressivamente diminuito, fino ad arrivare a oggi al 37%. Ciò significa che a fronte di una data quantità di combustibile, questo rende in una misura ampiamente al di sotto di quella preventivata, per motivazioni che possono essere probabilmente ricondotte sia ad aspetti progettuali sia alla dimensione esecutiva dei lavori di riconversione del sito. Insomma, l’impianto forse poteva essere pensato e realizzato meglio e risultare più efficiente. Secondo: sul prezzo fatto da Enel nelle aste quotidiane gestite dal Gem (Gestore dei Mercati Energetici) pesa il costo dei crediti di emissione di anidride carbonica. Terzo: il rendimento di un impianto a gas a oggi è molto più elevato di quello a carbone, con l’aggiunta che il prezzo del gas è più basso. Risultato, il gas è semplicemente più conveniente del carbone, in un’ottica in cui anche l’istanza ambientale della riduzione di CO2 si definisce in termini economici. Quindi non c’è da farsi troppe illusioni quando si parla di progetti alternativi di sviluppo, sia quando si tratta di prospettare avveniristici cantieri navali, sia quando si fa riferimento a massicci investimenti in materia di energie rinnovabili, perché questo orizzonte progettuale non si intravede minimamente. Di contro la trasformazione del sito di Tvn non comporterà per la città un alleggerimento dalla servitù energetica, anzi. Il sito sarà ulteriormente intasato, senza alcuna previsione a oggi di interventi di bonifica dalla vecchia struttura a carbone. Sul fronte occupazionale sarà un cataclisma. Del resto, dal punto di vista ambientale, il Piano Nazionale per l’Energia e Clima, nel quale è inserita la trasformazione di Torre Nord, è stato oggetto di pesanti critiche a livello europeo. A giugno la stessa Commissione europea ha giudicato la centralità accordata al gas in contraddizione rispetto agli obiettivi richiesti agli stati membri, perché il gas è comunque un combustibile fossile che produce emissioni importanti. Insomma, ancora una volta nella sua storia, questa città non esiste in termini di istanze, bisogni, capacità di immaginare un futuro diverso e di lottare veramente per questo. Non esiste, come non ne esistono tante altre in Italia, se è vero come è vero che nessuno prova a ricomporre in un’unica visione le contraddizioni e i diversi bisogni che ancora una volta stanno emergendo e ad assumere decisioni che superino la logica del mero profitto.