Il marchio di “TolfArte” è stato registrato. Lo ha annunciato con orgoglio la Comunità Giovanile di Tolfa che del successo del festival è stato il primo artefice. Il primo ma non l’unico, perché è solo da un impegno comunitario e corale che si è potuta consolidare questa esperienza, giunta quest’anno alla sua quindicesima edizione. TolfArte diventa un marchio, dunque, e questo è il segno tangibile di una riconoscibilità che è marca identitaria ma non campanilismo, perché al contrario è proprio sull’apertura e sulla capacità di visione che Tolfa ha saputo costruirsi negli ultimi anni un suo spazio, che è diventato terreno di condivisione oltre i suoi confini. I confini di un paese collinare defilato che, come sta accadendo in molti paesi d’Italia magari un po’ più spostati nell’entroterra, avrebbero potuto stringerlo in una morsa asfissiante. È stato il contrario. Anzi, quei confini di paese hanno contribuito a conferire un’indubbia fascinazione agli eventi, creare un’atmosfera, calamitare pubblico. E del resto i tratti che caratterizzano le modalità con le quali si è lavorato per TolfArte si rintracciano anche nell’altro grande festival estivo, anch’esso ormai accreditato a livello nazionale: il Tolfa Jazz. Su entrambi gli eventi si è detto molto, molto sono stati pubblicizzati, ma vale forse la pena mettere a fuoco quali siano nello specifico le scelte concrete che ne hanno determinato l’affermazione, anche perché sembrano comuni a una serie di altri eventi che costellano la programmazione culturale del paese. È parlando con i due direttori artistici — Claudio Coticoni per TolfArte e Alessio Ligi per Tolfa Jazz — che arrivano le conferme a quanto si riesce comunque a leggere in filigrana. Intanto, che ruolo ha la politica nell’allestimento dei festival? La prima, capitale domanda. Si è abituati in molti luoghi alla triste teoria di amministratori locali allineati nei posti in prima fila delle calde platee estive, alle loro «selvagge parate» sui palchi di eventi che spesso tra l’altro lasciano il tempo che trovano. Qui non sembra essere così. “La politica è completamente al di fuori dell’evento” dice Coticoni. “Tolfa Jazz è totalmente indipendente da schieramenti politici, il rapporto con l’amministrazione comunale è di massima fiducia e collaborazione” ribadisce Ligi. Questa collaborazione si traduce in un sostanziale rovesciamento dei rapporti: la scelta politica dell’amministrazione comunale si manifesta nella volontà di di costruire un dato evento culturale, dopo di che la politica delega l’organizzazione e l’istituzione si mette pienamente al servizio dell’evento. “Le amministrazioni comunali di Tolfa — prosegue Coticoni — negli anni hanno avuto la grande capacità di portare avanti TolfArte, nel senso di renderlo concretamente possibile, dal punto di vista amministrativo, logistico ed economico. Il comune ha saputo assumersene la responsabilità, accettandone in primo luogo gli oneri, dalle complesse autorizzazioni necessarie, alla capillare ricerca degli sponsor, fino alla gestione totale della logistica che, per un evento arrivato quest’anno a circa cinquantamila presenze, è un impegno importante, specie per un comune così piccolo”. Un approccio che conferma anche Ligi, il quale ringrazia “il sindaco Luigi Landi e l’assessore Cristiano Dionisi per il supporto, la stima e la costante presenza nei nostri confronti. La nostra idea di festival — prosegue — è sempre stata sostenuta e l’amministrazione si è sempre messa a disposizione perché si concretizzasse”.

Il fattore cultura. Ma ci sono anche altri aspetti determinanti da considerare. Da un lato entrambi i festival ambiscono a connotarsi come manifestazioni di rilievo dal punto di vista culturale, e in tal senso operano i due direttori, dall’altro lato puntano a un coinvolgimento della comunità locale e territoriale. Si agisce pertanto sempre lungo due direttrici: la ricerca di spettacoli di qualità e la creazione di un evento che possa mobilitare tutta la cittadinanza, perché tutta la cittadinanza ne beneficerà. “Il lavoro di preparazione di TolfArte — spiega ancora Coticoni — inizia già a gennaio, quando la Comunità Giovanile comincia a riunirsi con cadenza via via sempre più ravvicinata e si organizza in gruppi di lavoro. Poi tra marzo e aprile noi di Scuderie MArteLive iniziamo la selezione degli spettacoli tra quelli che si sono iscritti al sito e definiamo la struttura portante del festival, costruita su proposte che riteniamo abbiano avuto sempre un buon livello. Quindi pensiamo anche all’inserimento delle realtà locali, che in alcuni casi comunque operano anche a livello professionale. Con i circa 250 spettacoli che abbiamo messo in programma quest’anno abbiamo cercato di includere tutte le discipline e di proporre anche spettacoli innovativi e eccellenze italiane, come nel caso del teatro verticale e dei Sonics”. Il ritorno in termini economici è enorme per tutta la comunità. Dati precisi in tal senso non ce ne sono, ma un bar nei giorni di TolfArte guadagna all’incirca quanto in tre, quattro mesi di apertura invernale. E non solo i bar. Va da sé che la mobilitazione a titolo gratuito, in primis della Comunità Giovanile e poi di tutta la cittadinanza, sia inevitabile. Nella partecipazione si ha la consapevolezza di lavorare anche per sé stessi. Sul rilievo del volontarismo insiste infatti anche il direttore Ligi: “Nel corso degli anni — spiega — Tolfa Jazz è diventato il festival di tutti i tolfetani, e in questo tutta la cittadinanza si adopera perché l’evento abbia successo. Ormai diverse associazioni, come anche singoli cittadini, offrono il loro contributo volontario, dal momento che la manifestazione ha consentito anche di far conoscere le tradizioni e le eccellenze di Tolfa”. Anche in questo caso si tratta solo di una componente. Dal punto di vista culturale anche Tolfa Jazz persegue una linea di coerenza e di qualità che lo sta rendendo ampiamente riconoscibile nel panorama delle altre manifestazioni analoghe. L’ispirazione è tratta sempre dallo spirito di New Orleans, che rappresenta “un’idea popolare, vivace, tradizionale e contemporanea — commenta Ligi — dove passato e presente si fondono. In questo senso abbiamo sempre cercato di essere costanti negli anni, per cui il nostro obiettivo è sempre rimasto quello di ideare spettacoli esclusivamente per il festival e di rappresentare tutti gli stili del jazz attraverso la moderna interpretazione che gli artisti ci propongono. Quest’anno ad esempio abbiamo voluto creare una forte contrapposizione sonora, visiva, di generi e di stili, passando dal gospel della prima sera, declinato in due forme diverse dai cori che si sono esibiti in apertura e dall’interpretazione di Danilo Rea, alle sonorità folk e popolari della musica norvegese, fino alle vecchie musiche di New Orleans, rivisitate in chiave moderna da due fenomeni del jazz italiano, come Fabrizio Bosso e Marco Ottolini. E poi le origini del blues e la musica soul. A questo — conclude Ligi — Tolfa Jazz unisce la particolarità delle parate per strada”. Insomma, i due festival rappresentano un modello di crescita vincente, che inizia a essere guardato con grande attenzione come esempio anche da altre realtà limitrofe.