Archiviati i successi dell’estate appena trascorsa, anche le proposte culturali in programma a Tolfa per l’autunno fanno registrare appuntamenti di grande rilievo, oltre ai primi successi. Ne abbiamo parlato con l’assessore alla Cultura, Cristiano Dionisi, che fa il punto sulle scelte costruite negli ultimi anni e illustra alcuni degli appuntamenti di oggi.
Assessore Dionisi, la programmazione autunnale di Tolfa è appena iniziata ma si è già registrato il primo grande successo lo scorso weekend…
«Sì, e ne siamo fieri. Il fatto che più di cinquecento persone, provenienti anche da oltre il comprensorio, si siano ritrovate sul prato del parco Comunale Macchiosi per i Pincnic musicali del Tolfa Jazz, proprio nel cuore del nostro territorio, è per noi motivo di grande soddisfazione. Crediamo che questo successo sia la migliore dimostrazione che anche i generi apparentemente di nicchia come il jazz, se proposti nel modo giusto, possono suscitare interesse ed essere diffusamente apprezzati, diventare insomma popolari».
A quanto pare però anche questo fine settimana a Tolfa si annuncia particolarmente affollato…
«Lo speriamo di cuore. Nel pomeriggio è in programma un evento al quale teniamo in modo particolare e che sono certo susciterà l’attenzione di quanti amano Fabrizio De André e di coloro che vogliono magari conoscerlo un po’ meglio. Anche quest’anno il nostro comune ha aderito alla “Giornata del Contemporaneo”, che noi abbiamo deciso di dedicare a una delle figure cantautorali più significative della nostra epoca, in un modo che ci sembra originale. Nell’ambito della mostra “La voglia che ci prende per mano”, tredici pittori propongono altrettanti dipinti ispirati ciascuno a un brano contenuto in uno dei tredici album di De André, nel ventennale della sua scomparsa. All’esposizione si affiancherà poi la musica, perché saranno eseguiti e reinterpretati tutti i brani al centro dei dipinti. Si tratta di un evento che abbiamo costruito con molta cautela. Le iniziative che ruotano attorno alla figura di De André oltre che numerosissime sono talvolta anche estemporanee, ma alla fine abbiamo ceduto alla tentazione di misurarci anche con questa sfida, muovendoci con rigore e facendo la massima attenzione a non tradire l’essenza dell’opera di De André».
Dalle melodie di De André nel pomeriggio alle “note” invece un po’ più cupe della sera. Cosa ci racconta della quinta edizione del Premio “Glauco Felici” – Festival letterario Tolfa Gialli&Noir?

«Intanto il fatto che siamo già alla quinta edizione dal nostro punto di vista è un dato estremamente significativo, perché non era scontato. Questo festival letterario, in un arco di tempo relativamente breve, è riuscito a ricavarsi uno spazio a livello nazionale e a definirsi con un’identità che lo sta rendendo riconoscibile. Entrare in una libreria, vedere dei libri con la fascetta del premio, avere la percezione che il nome di Tolfa viaggi in Italia ci rende orgogliosi. Si tratta infatti di un festival estremamente peculiare, perché dedicato a scrittori under 45 del genere giallo e noir. Quest’anno, tra l’altro, sul palco avremo una terna di finalisti di grande rilievo: Leonardo Fredduzzi, con La Venere di Taškent (Voland); Giuliano Pesce, con L’inferno è vuoto (Marcos y Marcos) e Angelo Petrella, con Fragile è la notte (Marsilio). Anche questa sera, come è ormai nella nostra tradizione, abbiamo previsto un allestimento con un assetto teatrale, sia sul piano scenografico che, per così dire, su quello “drammaturgico”, con interrogatori, letture e musica».
Si è scritto molto sui successi di Tolfa, soprattutto di quelli estivi. Si è parlato addirittura di un “modello Tolfa”. Esiste veramente?
«Dipende da cosa intendiamo. Se intendiamo un’alleanza di tutta la comunità per la riuscita su tutti i piani di ciò che proponiamo, allora dico di sì. La scommessa che abbiamo fatto tanti anni fa è stata proprio quella di credere che anche in un piccolo paese si potesse fare qualcosa di valido sul piano culturale. All’inizio sembrava impossibile, finché non abbiamo avuto veramente il coraggio di credere nelle nostre intuizioni, di coinvolgere tutti nel portarle avanti, e trasformarle in qualcosa di concreto. Del resto la congiuntura economica imponeva una scelta che andasse proprio nella direzione del coinvolgimento volontaristico, in primo luogo dei tolfetani, nella consapevolezza però che la riuscita di un evento ha effetti benefici sull’intero paese. Questa è un po’ l’ispirazione di fondo che siamo riusciti a mantenere prima con la grande scommessa di Tolfarte e poi a riproporre, come modello se volete, anche per gli altri eventi che via via si sono consolidati. Oggi per Tolfa la cultura è motore di sviluppo, e questo è un bellissimo traguardo».
Ha usato una parola molto bella poco fa, «alleanza». Come riuscite a gestire i dissidi politici che spesso dilaniano altri comuni?
«Credo sinceramente che questo problema a Tolfa ormai non si ponga più, almeno non lo registriamo, certo non come ostacolo rispetto alla realizzazione di un’idea. Pur nella fisiologica diversità delle opinioni, quello che fa la differenza credo sia ormai la nostra capacità di sostenere la “tolfetanità”, consentitemi il termine. Aver imparato di nuovo a sentirci ancora parte di qualcosa di condiviso, nel quale cerchiamo di includere anche gli stessi artisti che ospitiamo, artisti che spesso sono notissimi a livello internazionale ma che per lo spazio di qualche giornata si sentono un po’ parte del nostro mondo».