Si sveglia in ospedale dopo una crisi epilettica: “Ora vorrei conoscere chi mi ha salvata”

Una storia emozionante con la speranza della persona salvata di incontrare il suo "angelo custode"

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di una ex paziente dell’ospedale San Paolo, vittima di un attacco epilettico e salvata da una donna mentre faceva jogging. Una storia emozionante con la speranza della persona salvata di incontrare il suo “angelo custode”.

La lettera. Nel momento in cui ho ripreso conoscenza ho pensato e successivamente chiesto: “come sono arrivata qui? Cosa è successo?”. Poi la voce di un operatore dell’ambulanza mi ha detto: “è svenuta signora, ha perso conoscenza per un po’, ora siamo al pronto soccorso di Civitavecchia”. Mi hanno fatto scendere in barella dall’ambulanza, e la sentii: la fitta di dolore alla testa, la conoscevo bene. “Non ricordo nulla e ho dolore alla testa, ho avuto una crisi epilettica”. Ancora confusa e impaurita, infreddolita perché stavo indossando la tenuta da jogging, ho pensato che era la prima volta che mi accadeva nel pomeriggio inoltrato, perché anche se nell’ultimo periodo erano aumentati gli episodi, mi era sempre successo la mattina presto prima di andare a lavoro. Però volevo sapere come erano andate le cose, quindi ho chiesto di nuovo, come fossi arrivata lì? Se avevo perso conoscenza chi aveva avvisato i soccorsi? E il mio compagno che non mi avrebbe vista tornare a casa era stato avvisato? E sempre un gentile operatore del 118 mi ha risposto: “una signora l’ha soccorsa, l’ha messa su un lato mentre era a terra, poi ha avvisato noi e un suo contatto telefonico e il suo compagno sta arrivando qui da lei”. Ad oggi non ricordo ancora di preciso dove ho perso conoscenza quel pomeriggio del 6 giugno mentre facevo jogging: il luogo o il tratto di strada, ma solo il quartiere che era quello di San Liborio. Ma una cosa la so per certo, che quella Donna è stata fondamentale: si è premurata per me, senza nemmeno conoscermi. Visto il mondo in cui viviamo, questa non è una cosa che si dà per scontata, anzi. Ho provato a chiedere agli operatori il contatto della signora ma mi dissero che non aveva lasciato un recapito, o forse per privacy non potevano dirmelo, fatto sta che sono passati mesi da quel giorno e ho pensato tanto ad un modo per dire una sola parola a quella persona, che anche se una sola, per me aveva tanta importanza, quella parola è GRAZIE! Questo modo, scriverle una lettera pubblica Signora (mi rivolgo direttamente a Lei), mi sembrava il modo meno invadente. Se leggerà questa lettera, sappia che ci tenevo tanto a ringraziarLa con tutto il mio cuore, perché se non ci fosse stata Lei sicuramente le cose sarebbero andate peggio, invece sono stata protetta, accudita, portata al pronto soccorso, sottoposta a controlli minuziosi, il mio compagno era lì vicino a me e tutto questo grazie a Lei che per prima ha azionato questo circolo di bene. Uscita a mezzanotte dall’ospedale avevo la testa dolorante, un lato del mio viso, una spalla e un ginocchio lesionati a causa della caduta sull’asfalto, ma il cuore pieno di gratitudine. Deve essere fiera di Lei signora perché è un bellissimo essere umano e spero che chi altro leggerà questa lettera imparerà da Lei.