Un pronunciamento atteso per sette anni. La famiglia Gagliardini attendeva da tempo la giornata di ieri. La sentenza di primo grado che ha condannato tutti gli imputati, con pene che rafforzano le richieste del PM, “soddisfa” la mamma di Flavio Gagliardini, il calciatore morto all’età di 35 anni nell’ottobre del 2015, a causa di un malore improvviso: “Questa sentenza certifica le responsabilità – ha commentato Ondina Maldoni – evidentemente esiste una giustizia e questo mi rincuora, sebbene nessuna sentenza mi restituirà il mio Flavio”. Lacrime anche da parte della moglie di Flavio, Venere Tortora che ieri ha scritto un lungo e toccante post sui social.
Un pomeriggio come tutti gli altri o forse no…
Da lì a poco tutto sarebbe cambiato, la mia vita sarebbe cambiata.
Andammo insieme a fare la spesa, ricordo quel girono perfettamente, come se fosse ieri, poi non so perché quel pomeriggio mi chiesi di accompagnarti agli allenamenti, non me lo avevi mai chiesto prima.
Mi dissi: “Tranquilla dopo mi faccio riaccompagnare”. Ti salutai come sempre e mai avrei pensato che quella sarebbe stata l’ultima volta.
Quella sera mi misi ai fornelli, strano ma vero, per prepararti il minestrone, il tuo piatto preferito, comprai addirittura i crostini per metterli dentro, era tutto pronto, io ero a casa, già in pigiama per aspettarti e cenare insieme. Sì perché era un po’ che la sera ero a casa perché avevo sospeso gli allenamenti da qualche giorno per un “ritardo”.
Il telefono squilla, una telefonata strana:
“Venere vieni al campo, Flavio si è sentito male”. Mai avrei pensato ad un epilogo del genere.
Arrivo di corsa al campo e capisco subito la gravità della cosa…tutti i compagni di squadra piangevano, non volevano che entrassi sul campo, ma io in un modo o nell’altro sono corsa verso di te, eri disteso sul quel campo, ti ho stretto forte a me, ti ho urlato così tanto ti non lasciarmi perché aspettavamo un bambino, non potevi lasciarmi così, e sono certa che mi hai sentito, poi ti hanno portato via in ambulanza, ma io già sapevo che il tuo cuore non batteva più. La corsa in ospedale, la lunga attesa lì fuori, tanta gente anche lì fuori faceva il tifo per te, ho pianto tanto e ho sperato e pregato in un miracolo. Ma niente.
Dal pronto soccorso mi chiamano per entrare e lì ho capito.
Una dottoressa si avvicina, “suo marito non ce l’ha fatta”. In quel momento, il buio totale, tutto crolla intorno a me.
No. Non potevo credere che stesse accadendo proprio a me.
Da quella sera la mia vita è cambiata.
Tante domande mi sono fatta. Perché?? Perché a me? Perché mi è stata tolta la cosa più importante? Perché lasciarmi crescere da sola nostro figlio?
Domande che non avranno mai una riposta, momenti che passano davanti a me e nessuno potrà mai cancellare.
Oggi però finalmente si chiude questo capitolo triste della mia vita e conferma purtroppo quello che già sapevamo.
La Colpa è di chi non ha saputo fare il suo lavoro, di chi doveva curarti e invece ti ha strappato da noi.
Questo non servirà di certo a farti tornare indietro, non servirà a cancellare il dolore, ma sicuramente è stata fatta giustizia.
Ora Flavio puoi volare e continuare a restarci accanto per sempre