Palazzo del Pincio, un anno vissuto pericolosamente

E' trascorso quasi un anno da quel giorno, con la sua Giunta che ha vissuto letteralmente su un ottovolante

L’11 giugno del 2019 Ernesto Tedesco si insediava a Palazzo del Pincio come nuovo sindaco di Civitavecchia. E’ trascorso quasi un anno da quel giorno, con la sua Giunta che ha vissuto letteralmente su un ottovolante. L’uscita da Forza Italia del due Frascarelli-Marino è soltanto l’ultimo atto di una serie di colpi di scena degne di una fiction avvincente. A dire la verità le capriole sono iniziate anche prima, durante la campagna elettorale. Vi ricordate? Due candidati a sindaco: Massimiliano Grasso da una parte, Enrico Zappacosta dall’altra. Apparentamenti più o meno azzardati, soprattutto quello fra lo stesso Grasso e l’ex ambientalista Vittorio Petrelli. Poi la svolta, dal cilindro esce l’avvocato penalista che piace a tutti, così il giornalista scarica Petrelli e Zappacosta stacca le insegne dai muri raffiguranti la sua candidatura e esce di scena mestamente. Tedesco vince quasi a mani basse, ma la sua gestione amministrativa, complice dissidi, spaccature e vecchi rancori, è un calvario. Il suo partito, la Lega, cambia in continuazione capogruppo e coordinatore, con relative sfiducie interne. Tedesco prima mette ai margini Cacciapuoti e Pepe, poi è costretto a riaccoglierli, con il primo addirittura promosso capogruppo dei salviniani. Intanto Grasso crea la Federazione, un gruppo che comprende Fratelli d’Italia, la Svolta e il Gruppo Misto, ma presto ognuno andrà per conto suo. Nel mezzo del cammino ci sono le “scivolate” dell’assessore all’ambiente Manuel Magliani e gli attacchi all’assessore ai lavori pubblici Roberto D’Ottavio, in rotta di collisione pesante con Fabiana Attig. Ma nella telenovela non mancano nemmeno le storie di spionaggio. La “talpa” che passa documenti del Comune all’Altair per favorirla nella pratica del ricorso al Tar e il furto della cartellina con i pareri del bilancio di previsione. Senza dimenticare il tormentone di Csp, dapprima con la soffertissima nomina del Cda (rimasto comunque spuntato, ovvero a soli due membri), un ex consigliere comunale “bruciato”, Francesco Serpa e poi con le polemiche roventi fra alcuni membri della maggioranza e il nuovo presidente Antonio Carbone. Da non dimenticare anche una buona dose di sfiga, culminata con emergenze come la questione dei rifiuti di Roma e soprattutto la pandemia (che però ha colpito tutti). Ora all’orizzonte si intravede un rimpasto, necessario per riequilibrare la situazione politica di rappresentanze. Sarà sufficiente per riportare un minimo di sereno sopra Palazzo del Pincio?