Orgoglio tarquiniese, Chiara Giamundo è la prima donna palombaro della storia

L'abbiamo intervistata l’indomani della cerimonia. "Mi sento onorata e fiera di essere riuscita in questa ambiziosa impresa"

È la ventitreenne tarquiniese Chiara Giamundo la prima donna palombaro della storia della Marina Militare Italiana, la prima ad indossare il basco blu simbolo di coraggio, forza fisica e determinazione. A Tarquinia conosciamo Chiara come una sportiva e campionessa di nuoto, ma da oggi entra di diritto nella storia. L’ imbascamento ufficiale presso il Centro Subacquei e Incursori della Marina Militare, si è tenuto venerdì 21 febbraio scorso. Un brevetto storico. Nei 170 anni della Scuola Palombari, istituita il 24 Luglio del 1849 a Genova, nessuna donna era riuscita prima. Chiara ce l’ha fatta.
L’abbiamo intervistata l’indomani della cerimonia.

Chiara sei la prima donna nella storia ad essere riuscita a raggiungere un traguardo così prestigioso. Come ci si sente a entrare nella storia della Marina Militare?
− Mi sento onorata e fiera di essere riuscita in questa ambiziosa impresa. Molti mi hanno detto che sono entrata nella storia, tuttavia penso di aver portato a termine, con profonda motivazione, un corso molto difficile raggiungendo un risultato molto importante, in primis per me, ma anche per tutte quelle ragazze che, come me, hanno la stessa vocazione a intraprendere questa strada.

Quando hai capito che volevi essere un palombaro e che volevi metterti alla prova con un percorso che non aveva mai visto uscirne vincente una donna?
− Arrivata a Comsubin, il Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare, ho iniziato a comprendere cosa significasse essere un palombaro e quali fossero le sue peculiarità: una forza specialistica della Marina che conduce, al servizio della collettività, operazioni subacquee complesse come bonifica di mine e di ordigni inesplosi trovati in mare, interventi tecnici a quote profonde e soccorso e supporto tecnico agli equipaggi dei sottomarini sinistrati e non. Durante il mio intenso e impegnativo percorso formativo, ma allo stesso tempo entusiasmante, ho capito che avrei voluto fare questo nella vita e, con passione e grinta, mi sono impegnata per arrivare alla fine del corso.

Ci sono stati momenti in cui hai pensato che non ce l’avresti fatta?
− Il corso è molto difficile e lungo, pertanto di momenti negativi ce ne sono stati tanti. Alcune volte ho pensato che non ce l’avrei fatta, ma sono riuscita a trovare la forza dentro di me per ricominciare il giorno dopo con una determinazione ancora più grande.

Dopo questo successo dove vuole arrivare Chiara? Quale è in ambito professionale il tuo sogno nel cassetto?
− Il mio sogno nel cassetto è quello di diventare pilota dell’ADS (Atmospheric Diving System), ovvero uno scafandro rigido articolato che può arrivare ad operare fino alla profondità di 300 metri.

A chi senti di dedicare questo importante traguardo?
− Ai miei genitori che mi hanno sostenuta in ogni mia scelta, ai miei istruttori che hanno sempre creduto in me ed ai miei compagni di corso, senza i quali non sarei mai arrivata alla fine di questo meraviglioso percorso.

Cosa senti di dire a tutte le tue coetanee che come te hanno un’ambizione?
− Mi sento di dire loro di crederci fino a alla fine, di non mollare mai anche quando dovranno affrontare ostacoli apparentemente non superabili, perché se si vuole veramente raggiungere un obiettivo, occorre impegnarsi per ottenerlo.

 

di Manuel Catini