Movimento Civico Tarquinia: “Che scuola avremo tra 14 giorni?”

I dubbi del Movimento Civico sulla riapertura delle scuole: "Non è ancora per niente chiaro quali saranno le condizioni minime di sicurezza"

Che scuola avremo tra 14 giorni? Veramente difficile dirlo, perché l’emergenza sanitaria ha reso il diritto all’istruzione una variabile dipendente. Tutto dipenderà dall’evoluzione dei contagi. Al di là dei mugugni delle Regioni, poco chiari e troppo spesso capaci solo a delegare, le scuole che riapriranno – se riapriranno – oramai ad estate terminata dovranno essere necessariamente scuole a geometrie e geografie variabili, che aprono solo se, quando e dove ci sono le condizioni per farlo e appena si renderà necessario chiudere di nuovo.

Di certo dovranno essere scuole in grado di ridurre al minimo le condizioni di rischio per 8 milioni e mezzo di alunni e due milione c.a. di insegnanti. E di intervenire tempestivamente al primo allarme.

Non è ancora per niente chiaro quali saranno le condizioni minime di sicurezza. Tali condizioni si suddividono in controlli più elementari come rilevare la temperatura all’ingresso o a casa, entrata e uscita scaglionate, mascherine per tutti. E quelle più problematiche, come la distanza minima di sicurezza di un metro che risulta difficile da mantenere anche dove i locali delle scuole sono appropriati, figuriamoci dove non lo sono.

Sarà possibile trovarci costretti a una didattica mista? Un po’ in presenza, un po’ da casa, come si è già fatto nei mesi scorsi, e soprattutto assicuriamoci prima che tutti abbiano dei dispositivi digitali adeguati e un collegamento decente. Oppure ci troveremo nel fare dei turni, chi va al mattino e chi al pomeriggio, come nel dopoguerra? Se questa fosse la scelta, crediamo che il problema principale riguarda soprattutto la pulizia e la sanificazione dei locali tra il primo ed il secondo turno.

E il grande rebus dei bambini? È molto difficile immaginare il distanziamento sociale dei bambini delle elementari. Si parla di contrarre il tempo pieno in modo da risolvere l’impossibile gestione del servizio mensa. Ma resta il problema dei più piccoli, quelli di prima e seconda: impossibile pensare che riescano a rispettare le norme di sicurezza per tutte quelle ore. E d’altra parte per loro non è immaginabile nessuna forma di didattica a distanza se non in compresenza con i genitori.

Per le scuole d’infanzia e i nidi statali, comunali e privati? I posti almeno in un primo momento andranno sicuramente contingentati dando la precedenza alle famiglie che più hanno bisogno, come già si è fatto in altri paesi europei, garantendo la continuazione del servizio prima ai figli dei medici e degli altri lavoratori impegnati in servizi essenziali?

Di certo bisognerà immaginare soluzioni diverse e adattabili per ciascun tipo di scuola.

Lo sforzo dei mesi trascorsi comunque non dovrà essere vanificato, attraverso il grande impegno della didattica a distanza fai-da-te creato dai presidi, dai docenti e dai genitori, tutto quanto sarà servito se la scuola riuscirà a immaginare soluzioni diverse e flessibili per gestire la sua missione in modo più moderno e adatto ai tempi e se saprà far tesoro di quest’emergenza per essere pronta per ogni altra situazione inaspettata.

Forse sarà indispensabile coinvolgere ed ascoltare il parere di pedagogisti, psicologi ed esperti di didattica e facendo confrontare quest’ultimi con l’amministrazione comunale, visto che il coronavirus è un problema comune da cui si può uscire solo con soluzioni condivise.

Pertanto, crediamo opportuna la condivisione in un progetto per un tavolo tecnico con la totalità dei consiglieri, anche di opposizione, per cercare di far fronte a questo momento di grande incertezza.

In un momento così difficile, prendere per mano la scuola oggi significa prendere per mano il futuro dell’Italia di domani. A dichiararlo il Movimento Civico per Tarquinia