Rinnovamento, punto esclamativo! E’ il mantra che da anni va di moda nel Partito democratico, un po’ a tutti i livelli, Civitavecchia compresa, ma che stenta a concretizzarsi. Anzi, colui che aveva conquistato il vertice del partito autodefinendosi il “rottamatore” della vecchia classe dirigente, cioè Renzi, rischia in realtà di essere “rottamato” a poco più di 40 anni. Anche se va detto che ci ha messo molto del suo. Certo, la necessità del ricambio tra i dem è quanto mai urgente e la città in questo senso è quasi un caso di scuola. Rispetto alle attese della vigilia, non si può dire che per Pd e centrosinistra le recenti elezioni amministrative siano andate male. La coalizione, guidata da Carlo Tarantino, professionista “pescato” nella società civile, è riuscita a conquistare il ballottaggio, sia pure ad anni luce di distanza dal leader del centrodestra Ernesto Tedesco, poi diventato sindaco. Comunque ha battuto i 5 Stelle, reduci da un quinquennio di governo non certo brillante e in più penalizzati dall’onda di riflusso nazionale. Insomma, un buon risultato, ma non da fuochi d’artificio. E al secondo turno, pur conquistando tremila voti in più rispetto al primo, Tarantino è rimasto ben distante da Tedesco, senza che sia mai di fatto iniziata una partita. Da quei 9.500 voti, però, si potrebbe ripartire e ricostruire. Già, ma con chi? Tarantino, comunque ultrasessantenne, è un indipendente non legato alle forze politiche e sembra faticare a essere il leader di tutto lo schieramento. Patrizio Scilipoti è giovane, ma rappresenta la realtà portuale della coalizione, che ha sì uno zoccolo duro ma che da quello da anni non si muove. Resta il Pd, che però si ripresenta all’aula Pucci con i senatori Marco Piendibene e Marco Di Gennaro, persone e politici di indubbio spessore ma alla loro ennesima consiliatura, e con la “novità” Marina De Angelis D’Ossat, donna intelligente, apprezzato medico, ma anche lei da non catalogare tra i giovani. E se uno di loro tre per qualche motivo decidesse di passare la mano, prima non eletta è Paola Rita Stella, anche lei volto ben conosciuto del consiglio comunale. E le nuove leve? Nelle retrovie. Tra l’altro, guardando la carta d’identità, neppure leve nuovissime: ben che vada, ampiamente over 30 e in rampa di lancio da anni, senza però mai decollare. Di under 30, in realtà, uno ce n’è (era): il segretario Germano Ferri, che però dopo un’elezione semi-plebiscitaria è stato ben presto accantonato e non sostituito solo perché non esisteva un altro candidato che mettesse d’accordo più anime. E lacerare ulteriormente il partito a pochi mesi dalle elezioni avrebbe causato altri danni. Così, di fatto, il Pd è rimasto senza una vera guida, in balia delle varie componenti, perlopiù guidate dai soliti noti e preda di annose e inutili guerre intestine. Ora lo stesso Ferri sarebbe in procinto di dimettersi, ma scegliere il nuovo segretario sarà tutt’altro che semplice.

Prospettive e opportunismo. In verità, i dem un gruppo abbastanza nuovo e giovane lo avevano. Segnatamente quello che faceva capo a Mirko Mecozzi, che però con il suo Polo democratico in realtà è stato sempre con un piede dentro il partito e con l’altro fuori. Abile a giocare su più tavoli, Mecozzi, che già in passato aveva utilizzato il Pd a proprio piacimento, dopo aver partecipato a tutte le votazioni importanti del partito (segretario locale, regionale, nazionale) e aver indicato un proprio candidato sindaco (Manuel Magliani, ora buono anche come assessore per la sponda politica opposta), al prevedibile no, tuonando contro la mancata condivisione della scelta su Tarantino, ha trasferito tutto il gruppo nella Lista Tedesco, come in realtà programmato da tempo. Ovviamente con l’etichetta di indipendente, perché Mecozzi e i suoi amici del Polo democratico non sono leghisti e non approvano minimamente i principi salviniani. Ma a Civitavecchia hanno pensato bene di allearsi, come già avvenuto in passato del resto, con il vincitore di turno. Per il bene della città, naturalmente. Così il Pd, per dirla con un celebre adagio, è rimasto cornuto e mazziato. Anche se in effetti se l’è cercata. Un partito più solido e determinato, probabilmente, Mecozzi e i mecozziani li avrebbe allontanati prima, tra l’altro depotenziandoli ed esponendoli al loro opportunismo. E ora? Difficile prevedere cosa accadrà. Come si accennava, non è che il Pd di Civitavecchia faccia eccezione. Il neo segretario Zingaretti ha improntato la sua azione sull’unità del centrosinistra, ma di politiche, strategie e persone nuove all’orizzonte non se ne vedono. Neanche in città, dove appare difficile che la vecchia nomenclatura faccia un passo di lato. Probabile quindi che quei milioni di cittadini italiani e quelle migliaia di cittadini civitavecchiesi che nelle ultime tornate elettorali hanno preferito disertare le urne non trovando una loro “casa politica”, resteranno ancora a spasso. E por chissà quanto tempo.

 

Plinio il Vecchio