No da parte di tutti i comuni interessati dal progetto per la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti in località Pian d’Organo, costituzione di un coordinamento dei comitati e una manifestazione già annunciata per il prossimo primo dicembre, proprio sul sito dove dovrebbe sorgere l’impianto della società A2A. Questi i punti fermi e le risoluzioni a breve, messe a punto nel tardo pomeriggio di ieri, al termine dell’assemblea svoltasi presso la sala consiliare del comune di Tarquinia, organizzata dalla locale sezione di Italia Nostra, con il patrocinio della stessa amministrazione comunale. Obiettivo: contrastare il progetto per il quale è già stata aperta in Regione la procedura di valutazione di impatto ambientale. Presenti anche il sindaco di Civitavecchia, Tedesco, il suo vice, Grasso e l’assessore all’ambiente Magliani, accanto al sindaco di Tarquinia Giulivi. Intervenuta anche una delegazione del comune di Allumiere, guidata dal vice-sindaco Brogi e, infine, anche la consigliera regionale del M5S Blasi. In apertura i membri dei comitati avevano ripercorso brevemente la storia dell’iter autorizzativo del progetto, che inizia il 17 giugno del 2019 con l’inserimento nel registro della Regione Lazio.

Dopo l’iniziale difficoltà rispetto al reperimento del progetto stesso, il comune di Tarquinia lo scorso agosto, in relazione alla richiesta della società A2A, aveva espresso parere contrario. Ciononostante la procedura amministrativa connessa alla Via è andata avanti, mentre sul fronte politico la Regione non si è ancora espressa. Come noto, lo scorso mercoledì, nel corso del consiglio regionale sui rifiuti, erano stati illustrati i punti cruciali che dovrebbero costituire l’ossatura del Piano regionale, adottato ma non ancora approvato. Primo: no a ogni impianto di incenerimento dei rifiuti sul territorio della regione (non per convinzione ideologica, aveva comunque tenuto a precisare l’assessore regionale Valeriani del Pd, ma per motivazioni di carattere economico). Secondo: i rifiuti delle città più in difficoltà non devono essere caricati sulle spalle di altri territori (ma questo purché, va ricordato, la Regione metta le città, e Roma in primo luogo, in condizione di poterlo fare). A questo si aggiunge un ordine del giorno sottoscritto da tutti i consiglieri regionali del territorio, con il quale la Pisana dovrebbe affermare specificatamente la propria contrarietà a questo impianto. All’apparenza, quindi, non ci dovrebbero essere sorprese. All’apparenza, perché quello che conta veramente alla fine non sono certamente le parole — e la storia di Civitavecchia in questo senso insegna — e non sono nemmeno le mozioni e gli ordini del giorno che si votano nei consigli comunali e regionali, quanto i pareri vincolanti che le amministrazioni esprimono poi in sede di conferenza dei servizi, dove a sostenere i no, accanto alle scelte di natura politica, servono anche confutazioni di carattere tecnico, per le quali bisogna essere preparati. Insomma, ci si deve credere veramente. Non basta dire. Ieri tutte le amministrazioni comunali hanno pronunciato parole inequivocabili, dinnanzi alla folta platea di cittadini intervenuti, i quali sono pronti a dare battaglia, come già accaduto in passato. Si vedranno i fatti, ma certo alcune circostanze destano qualche inquietudine. A Civitavecchia ad esempio non rassicurano per niente le sempre più frequenti segnalazioni da parte dei cittadini in merito ai disagi che stanno causando le cosiddette “migliorie”, introdotte dalla nuova giunta nel servizio di raccolta differenziata, in primis rispetto alla plastica. In ogni caso, il voto del consiglio regionale è atteso per il prossimo mercoledì. Se inspiegabilmente non dovesse arrivare ai movimenti non resterà altro da fare che battere la via dei ricorsi amministrativi, ma tutti sperano che non si debba arrivare a questo punto. Nell’attesa, come accennato, si è costituito un coordinamento comprensoriale, con dentro anche le amministrazioni. Appuntamento il primo dicembre a Pian degli Organi, quindi, a ridosso dello svincolo dell’autostrada che conduce a Tarquinia, dove si apre un’area di terreni agricoli, piccole aziende e agriturismi. Dove si vorrebbe appunto realizzare l’inceneritore.