Csp in crisi. Torna lo spauracchio della privatizzazione dell’azienda

Sono tre le strade che possono essere imboccate. Il rischio di una "Hcs 2.0" diventa concreto

Se ne sta parlando parecchio in questi giorni. I numeri che riguardano l’andamento finanziario della Csp, la Civitavecchia Servizi Pubblici, partecipata del Comune di Civitavecchia, crea un dibattito significativo all’interno della maggioranza, ma anche fra opposizione e sindacati. L’amministratore delegato Francesco De Leva ha fatto scattare l’allarme, secondo lui serve un intervento sostanzioso del socio unico, il Pincio, per rimettere in carreggiata la società, puntando sui risparmi legati alla raccolta differenziata. Ma dal Comune non ci pensano nemmeno, almeno per ora, a sborsare dei quattrini, anche perchè la situazione delle casse comunali è quella che è. Da un lato si pensa di risolvere i contratti con l’attuale Cda, ma in questo caso si dovrebbe trovare un accordo transattivo con De Leva&company, ma si potrebbe anche puntare sul taglio netto, ovvero licenziamento per giusta causa, visti i risultati al di sotto delle attese. In questo caso il sindaco Tedesco e la sua maggioranza potrebbero scegliere altre professionalità per provare a rilanciare l’azienda. La terza via invece è quella dell’esternalizzazione dei servizi, una strada che è considerata da tutti (o quasi) l’estrema ratio, ma che viene bocciata senza mezzi termini dai sindacati, anche in riferimento agli accordi presi con la passata amministrazione comunale. Intanto però il rischio di una “Hcs 2.0” diventa sempre più concreto e alla fine a pagare potrebbero essere ancora una volta i soliti, vale a dire i contribuenti.