Stop alla ristrutturazione del personale avviata da Enel alla centrale di Torre Valdaliga Nord. Questa la richiesta che hanno avanzato alcune organizzazioni sindacali in questi giorni, dopo l’avvio dei colloqui per il trasferimento del personale. Ad oggi, schierata apertamente contro i modi e le forme di questa ristrutturazione, c’è l’Usb, che ha fatto circolare già da ieri un documento in cui si enucleano tutte le criticità dell’iniziativa assunta dall’azienda energetica, chiedendo un’assemblea del personale. Quanto agli altri sindacati di categoria — Filcem Cgil, Uilcem e Flaei Cisl — non si registrano ancora prese di posizione. L’assemblea del personale, comunque, dovrebbe essere richiesta unitariamente da tutti gli Rsu della centrale, anche se al momento il confronto tra le organizzazioni dei lavoratori non è concluso. La data dipenderà soprattutto dalla riunione che era stata programmata con Enel per martedì 17 settembre, ma che è stata rinviata. Ma quali sono i punti che i lavoratori contestano? Il primo è legato al fatto che l’impianto, al momento, funziona a pieno regime, ragione questa che secondo i sindacati dovrebbe bastare a Enel a revisionare l’intero processo, visto che la ristrutturazione del personale era stata motivata dall’azienda proprio con un “basso fattore di utilizzo”. L’altro punto nevralgico che viene contestato dagli elettrici è il mancato rispetto — a loro dire — degli accordi datati 9 maggio 2013. In questi documenti, come si legge nel volantino fatto circolare dalla Usb, si sottolinea che “prima di procedere alla ricollocazione del personale dovrebbe essere concretamente valutata la praticabilità di soluzioni alternative, quali l’insurcing di attività, il part-time, il telelavoro”, cosa che non sarebbe stata fatta. Sempre in base ai già citati accordi, inoltre, secondo il sindacato le ricollocazioni avrebbero dovuto interessare comuni limitrofi mentre in realtà “i posti disponibili a Civitavecchia, Tarquinia e Ladispoli non verrebbero proposti in quanto destinati ad altri”, con il risultato che le sedi dei trasferimenti saranno invece lontane. Oltre a questi aspetti l’Usb sottolinea anche che il criterio dell’età che Enel sta adottando nei colloqui sarebbe “arbitrario”, dal momento che, sempre secondo gli accordi del 2013, i criteri per gli eventuali trasferimenti si sarebbero dovuti definire nell’ambito di un confronto sindacale a livello nazionale. Infine l’Usb mette in evidenza che le modalità di ricollocazione sono comunque problematiche e che l’impianto — tema già anticipato ieri dal nostro sito (https://www.bignotizie.it/torre-nord-al-via-i-colloqui-per-i-trasferimenti-35-nel-2019-e-23-nel-2020/) — si troverebbe esposto nel periodo di esercizio dopo il 2020 a un’ulteriore riduzione di personale: “Appena pochi anni fa – si legge nel volantino dell’Usb – Torre Nord aveva in forza 415 lavoratori, che a seguito dei pensionamenti intervenuti si era già ridotto a inizio 2019 a 365 unità. L’obiettivo dichiarato del presente riassetto è quello di spingere l’organico molto più in basso, ad appena 268 persone. Seguiranno poi altre decine di pensionamenti. Appare francamente impensabile – conclude il documento – che in un impianto della potenza e complessità di Torre Nord tutto ciò possa essere realizzato senza una profonda discussione sull’organizzazione del lavoro”. E nel deserto sostanziale della politica cittadina, regionale e nazionale, almeno per ora.
Crisi Tvn, l’Usb contesta i trasferimenti: “Stop alla ristrutturazione del personale”
Partita la raccolta di firme per richiedere l'assemblea dei lavoratori