Cattivi pensieri, di Giampiero Romiti. Le crepe della Pas e il “bancomat” di Musolino. Pirgo: fotografie pessime

Ultimo appuntamento con la rubrica del noto giornalista prima della pausa estiva. Cattivi pensieri torna dopo Ferragosto

NON SONO poche le proteste che planano sulle scrivanie delle redazioni dei giornali e dell’emittente televisiva locale, ma quel che lascia maggiormente perplessi è la continuità con cui i cittadini (e gli stessi politici che giustamente mettono il dito nella piaga di talune circostanze inconcepibili) segnalano lo stato di degrado e di evidenti anomalie urbanistiche, che affliggono numerose zone della città. Ci siamo occupati di PIAZZA FRATTI e di due vie attigue (CADORNA e TOTI) dove si sospetta (e parecchio !!!) che non venga rivolta la dovuta attenzione da parte di vigili urbani e tecnici comunali su alcuni “accrocchi” (passi il termine, non è mica una bestemmia) e sulla smisurata occupazione di suolo pubblico, che definire sorprendenti è eufemismo bello e buono (pardon, brutto e cattivo). Stavolta a figurare nella rassegna degli “spettacoli” indecenti tocca al PIRGO, finito nel mirino dei pentastellati (Lucernoni, Lecis e D’Antò). I quali, senza “shakerare” troppi discorsi che avrebbero fatto salire il latte alle ginocchia, hanno puntato all’essenziale, affermando “ora che finalmente ci siamo tolti le mascherine all’aperto, che i turisti si stanno riaffacciando in città e che i civitavecchiesi hanno sempre meno tratti di mare da poter frequentare, il PIRGO non presenta un piacevole colpo d’occhio”. Di qui l’immancabile staffilata a coloro che “fanno gli gnorri nonostante il degrado esistente e che invece gridavano allo scandalo quando amministrava il M5S, che però, guarda caso, a fine giugno non s’è mai permesso di rappresentare spettacoli inguardabili sul lungomare”. E ancor più sferzante arriva la conclusione: “Sarebbe questo l’impegno dell’amministrazione <del fare> tanto strombazzata dal sindaco Ernesto Tedesco ed in particolare dal suo vice nonché titolare dell’ambiente Manuel Magliani ?”. Dal PIRGO si sale fino a SAN LIBORIO ed anche qui s’innalza il coro non certamente degli angeli bensì dei residenti, esasperati per l’evanescenza (“che rasenta il menefreghismo”, è il refrain martellante) del Primo e del Secondo Cittadino (inutile ripeterne nomi e cognomi) che, pur ripetutamente chiamati in causa, continuano a non provvedere alla soluzione dell’inammissibile situazione dei campetti che, oltre ad “affogare” nel totale abbandono, sono privi di illuminazione e, nelle ore notturne, ignominiosamente presi di mira dai vandali. E al riguardo, con amarezza e rabbia, si sottolinea: “Che fine ha fatto la convenzione per la manutenzione dell’area ?”. I nostri cari amministratori, così assidui a cinguettare annunci su annunci (financo di aria fritta), si degneranno di offrire una semplicissima (evitino di ricorrere alla solita overdose di pantomima) risposta all’importante domanda ? E per concludere la “passeggiata” nell’incuria, è peggio che andar di notte quel che succede in via BANDITA DELLE MORTELLE. Le rimostranze sono addirittura assordanti e appaiono la piena conferma che dalle parti dell’assessorato all’ambiente è come se si vivesse sulle nuvole. Viene difatti rilevato con severità che “la strada frequentata da camminatori e sportivi è ormai diventata una giungla”. Siamo solo all’ouverture di una sinfonia di lamentele, figlie di una realtà inqualificabile, che lascia capire quanto e come venga colpevolmente snobbata la periferia. Si denuncia difatti con forza che “erbacce secche, peraltro costantemente a rischio di incendio, sono ignorate da chi dovrebbe garantire il decoro urbano”. Ma non basta, “perché la zona del Faro – s’alza il livello delle rimostranze – rappresenta una delle aree più esposte a lasciarsi divorare dalle fiamme. Al momento, nonostante le infinite segnalazioni riguardanti numerosi punti di Civitavecchia, da parte dell’amministrazione comunale si registra un’unica posizione presa: quella di prorogare in via provvisoria la gestione di cura del verde in attesa della gara. E perciò i soldi pubblici vengono letteralmente buttati via, a fronte di un servizio inesistente”. Allora? Dopo questa “lisciata di pelo” chi di dovere si darà una mossa oppure continuerà a cazzeggiare e a bighellonare nell’immensità del dolce far nulla, che viene amaramente pagato (e manco poco !) dai contribuenti ?

ALMENO a nostro avviso, tra le molteplici notizie alquanto sbiadite dei sette giorni trascorsi, due meritano di essere poste in evidenza. Iniziamo da quella che riguarda il pensiero di TULLIO NUNZI, esponente dell’associazione “Meno poltrone, più panchine”. Perifrasi ? Neppure l’ombra. Tentativi di stare alla larga dai mali oggigiorno maggiormente lampanti del nostro territorio? Manco per idea. Pronto e diretto a spiegare i motivi per i quali Civitavecchia fatica ad emergere o quanto meno a compiere importanti e tangibili passi avanti ? Certo che sì. E la sua premessa spiana immediatamente la strada ad una critica feroce, ancorché reale e indirizzata con millimetrica precisione verso il bersaglio grosso chiamato classe dirigente, che evidentemente non sa dove… dirigersi. Eccola: “Ad una città che vede in crisi i settori che un tempo erano elementi primari di sviluppo come porto e terziario, ciò che manca è un progetto, una strategia e uno straccio di ipotesi di quello che si voglia fare”. Mica tenero, Nunzi ! Eppoi quel fatidico verbo usato proprio in chiusura della frase spiattellata tutta d’un fiato, non può non essere rivolta all’attuale management “pinciota”, che non ha mai mancato di megafonare “siamo l’amministrazione del fare”. Non la pensa difatti così l’ex dirigente nazionale di Confcommercio e lo attesta affermando che “Civitavecchia è ibrida, non turistica nonostante i tre milioni di croceristi, sebbene ne abbia la potenzialità ed un territorio assai attrattivo per esserlo. E’ pure una città non portuale a dispetto delle enormi peculiarità dello scalo e presenta vistose carenze da un punto di vista commerciale per via di scelte scellerate concernenti competenze e capacità”. Va avanti e cala un carico da undici: “Se si dovesse scegliere un modello legato allo sviluppo turistico, bisogna essere consapevoli che una centrale a gas sarebbe un autentico macigno, che ci costringerebbe esclusivamente alla gestione del crocerismo fino a quando le navi sceglieranno altri porti. Ovvio che aleggia parecchio scetticismo, ma se smettiamo di sognare non potremo mai coltivare la speranza di un futuro migliore. Quindi è vietato tergiversare: basta con gli annunci e sotto con progetti certi e concreti”. E in chiusura: “bisogna giocarsi la partita di questa città non guardando al dopodomani, ma affrontando con decisione e creatività il presente, aprendo il semaforo verde ai fatti e chiudendo a tripla mandata le chiacchiere in uno sprofondo dal quale non dovranno più vedere la luce. Al momento si ha la sensazione che l’immobilismo tracimi e manchi una virtuosa e lucida visione per mirare ad un ottimale salto di qualità”. Così parlò Nunzi. Vuoi vedere che coloro (e non sono rari) che risibilmente si spacciano per soloni (che il famoso attore, commediografo, compositore e poeta campano Raffaele Viviani avrebbe definito “guappi ‘e cartone” -ovvero dei palloni gonfiati, inadatti ad offrire eccellenti contributi per la crescita socio-economico-occupazionale-culturale della città), impossibilitati a smentire le sue osservazioni, non troveranno di meglio che considerarlo un vaneggiatore da quattro soldi ?

L’ALTRA NOTIZIA degna di collocarsi in questo spazio, ruota vertiginosamente intorno alle dichiarazioni del presidente dell’Adsp, PINO MUSOLINO, sulla crisi della PAS , che hanno stimolato la piccante replica da parte dei sindacati. I fatti sono noti e interamente incardinati sulla mancanza di personale della “Security”. Ossia: la pianta organica non si presenta completa, e in un momento particolarmente topico per la copertura dei servizi all’interno dello scalo marittimo comporta preoccupazione e pericolo per la sicurezza sia dei viaggiatori che delle guardie stesse della Pas. Di qui la richiesta al numero uno dell’Autorità di Sistema Portuale di badare alla copertura del vuoto esistente con opportune e adeguate assunzioni. La risposta di MUSOLINO non ha però spalancato le porte al “successo” della rivendicazione perchè “la situazione in cui versa la Pas si conosce a menadito, ma le notizie fatte filtrare ad orologeria da qualcuno, volutamente diffuse con l’obiettivo di mettere pressione all’Ente mescolando problematiche con origini diverse tra loro e percorsi amministrativi da affrontare altrettanto differenziati, non giovano certo alla risoluzione delle criticità sul tappeto”. Spacca il secondo della precisione un inizio del genere: lo spazio per affrontare all’insegna del “volemose bene” simil spinosissima vicenda non consente neppure l’imbocco di uno spillo. E lo acclara l’assolo che definire a Muso(lino) durissimo, è una realtà incontrovertibile. Cioè: “Proprio in questo momento in cui stanno ripartendo, dopo oltre un anno e mezzo durissimo, i traffici RoRo, RoPax e soprattutto le crociere, pensare di mettere in campo tattiche di “guerriglia”per compromettere l’operatività del porto, al solo fine di alzare il tiro delle “pretese”, non è un comportamento che ci si potrebbe aspettare da soggetti responsabili. Questo non significa scarsa attenzione rispetto ai lavoratori e ai propri diritti, ma la priorità dell’Adsp è quella di garantire i servizi previsti dai piani di sicurezza vigenti e la stessa deve essere della società partecipata, costituita ad hoc”. Tutto qui ? Magari. E’ il bocconcino finale che, come tradizione vuole, rende il luculliano intervento una squisitezza (sic !) incomparabile. “Ogni altra impostazione del confronto – conclude Musolino – che dovesse partire da presupposti diversi, e che pensasse di poter tornare a concepire l’Adsp una sorta di bancomat, pronto a pagare sempre e comunque a piè di lista, non terrebbe conto della situazione drammatica in cui versano sia i bilanci di Pas che di Adsp. E in ultima analisi sarebbe impercorribile poichè incompatibile con i principi organizzativi di efficienza e di economicità che oggi, più che mai, devono improntare l’azione amministrativa dell’Ente al massimo rigore, proprio per tutelare la piena operatività del porto e garantire il lavoro in ogni sua forma, nel breve e nel lungo periodo”. Non s’è fatto mancare davvero niente il “capo” dell’Ap, ma i rappresentanti di CISL FISASCAT, UILTUCS e CGIL FILCAMS non hanno certamente abbassato la guardia e al contrario colpito durissimo. Anzitutto ribattendo che “non sta né in cielo né in terra l’insinuazione di una richiesta di aumenti di salario o altro. Al contrario – è il succo della risposta al cianuro – sono stati sollecitati dei chiarimenti, derivanti dai traffici in aumento con l’arrivo della stagione estiva. Il silenzio dapprima dell’amministratore unico della società e adesso le esternazioni di Musolino, lasciano intendere che è mal celato il disinteresse per la Pas stessa e in particolare per i suoi dipendenti. Che in questi anni hanno sempre contribuito con i propri sacrifici a mandare avanti i servizi specie in estate”. “Per quanto attiene poi al “bancomat” – insistono – ci preme evidenziare che negli ultimi tre anni la Port Authority Security s’è già sottoposta ad una robusta spending review, subendo addirittura un taglio complessivo di spesa di circa un milione di euro. Malgrado la cospicua riduzione, la governance dell’Ente, con l’ausilio dell’amministratore della Pas, è riuscita a garantire le coperture dei servizi con personale selezionato totalmente interno, creando così per la Port Security un bacino di lavoratori formato e disponibile ad ogni esigenza. Il tutto senza dover ricorrere ad “interventi” esterni”. “Anche per questo – termina la corposa e risentita replica – non permetteremo di infangare e denigrare l’immagine dei dipendenti. Vorremmo tuttavia afferrare, in base alla mancanza di fondi paventata in videoconferenza e all’impossibilità di assumere lavoratori quantomeno stagionali, quali siano realmente le intenzioni, visto che si fa sempre più pressante la voce dell’arrivo in ausilio di una società privata”. Match duro, indubbiamente. Senza esclusione di colpi: diretti, montanti, scambi ravvicinatissimi, insomma il top del repertorio come il perfetto manuale della noble art comanda. PS 1 – A rendere però l’incontro vieppiù affascinante e imprevedibile, un fantastico unicum e nel contempo paradossale, ci ha pensato MUSOLINO che, tra i due contendenti, è quello che ha piazzato la scioccante metafora del “bancomat”. Sì, scioccante. Al tempo stesso però manchevole del necessario e indispensabile chiarimento per renderla inequivocabilmente “solida”. Se la memoria non ci tradisce, fu proprio il successore dell’ex Di Majo, in occasione della sua primissima dichiarazione rilasciata alla stampa, a manifestare smisurata sorpresa di fronte alla “scoperta” di stipendi faraonici (resi tali essenzialmente da assegni ad personam) elargiti al personale (dirigenti e semplici impiegati) di Molo Vespucci. E nella medesima occasione Musolino aggiunse che un “fenomeno” così clamoroso sarebbe stato affrontato con estrema severità tramite provvedimenti tesi a riportare le retribuzioni ad un livello più ragionevole. Perfetto. Principio da incorniciare: non esiste una sola persona che in quel momento non abbia pensato “EVVIVA, E’ FINALMENTE ARRIVATO UN PRESIDENTE CON LE PALLE”. Fermo restando che non è dato sapere se abbia dato seguito a quanto enunciato o se tutto sia rimasto inalterato, necessita di chiarimenti la pesantissima frase, che vale la pena ripetere: “ogni altra impostazione del confronto (evidentemente tra AP e PAS – ndr -) che dovesse partire da presupposti diversi e che pensasse di poter tornare a concepire l’ADSP come una sorta di bancomat, sarebbe impercorribile”. E’ quel “poter tornare” la chiave dell’intero intervento a “spacca cocomero” (il significato Musolino se lo faccia spiegare da chi gli sta appiccicato come una sanguisuga e conosce bene i “detti” civitavecchiesi). Vuol dire che la PAS ha munto altre volte la “mucca- Autorità Portuale”? E visto che Musolino ha strabuzzato gli occhi dalla meraviglia per gli stipendi di cui sopra, significa pure che a tal riguardo nel Palazzo di Molo Vespucci di copiosissime mungiture-se ne sono effettuate eccome ? E chi sarebbe/sarebbero colui/coloro che lo avrebbe/avrebbero permesso? Presidente, lei che a più riprese ha già calamitato consensi su consensi per la sua competenza in portualità e per i suoi indelebili principi basati sulla trasparenza, faccia nome/nomi e cognome/cognomi di autore/autori di tanta munificenza. Le sembra un’assurda pretesa? PS 2 – Spara “Etruria News”: “Pas con i giorni contati e liquidazione in vista”. Dunque saremmo al redde rationem, che avverrebbe mercoledì prossimo (7 Luglio) nel corso dell’assemblea alla quale parteciperanno i Port Security’s men Raffaele Marcello, Matteo Pozzoli, Marcello Polio, Marco Manovelli e lo stato maggiore dell’Adsp ovvero il presidente Pino Musolino e il segretario generale Paolo Risso.”I punti dell’ordine del giorno (rileva il suddetto giornale on line – ndr -) sono talmente sconcertani da certificare, di fatto, la fine ingloriosa di questa società in house (appunto la Pas – ndr -) dopo appena un decennio dalla sua costituzione”. Benissimo, anzi malissimo se esonda il pensiero per il personale a forte rischio di ritrovarsi disoccupato. Epperò il punto centrale di una fase così amara lo ha evidenziato nella trasmissione televisiva di Trc (che andrà in onda dopodomani, 6 luglio, alle 21 e verrà replicata nei giorni successivi) Gianni Moscherini. Il quale, senza allungare il brodo e puntando direttamente al cuore del problema , ha dichiarato testualmente: “Le chiacchiere stanno a zero, oggi si paga a caro prezzo il madornale errore commesso nel momento stesso in cui è stato deciso il varo di una società in house, la Port Authority Security, che mai e poi mai avrebbe dovuto e potuto vedere la luce”. Capito che spingardata ? Quindi se un super esperto quale l’ex numero uno dell’Authority s’è esibito in una dichiarazione tanto netta, dimostra che chi ha estratto la Pas dal suo cilindro, evidentemente assai poco anzi per niente magico, dovrebbe quantomeno adesso chiedere scusa per aver preso una colossale cantonata. E se non c’è alcun freno in questa nostra (ex) bella città d’incanto a stigmatizzare i lavoratori (che sarebbero) dediti all’assenteismo, si fa fatica a concepire la difficoltà di usare lo stesso metro nei confronti , nel caso specifico, dell’incauto “inventore” della Port Authority Security. Che è ben noto ad ogni addetto della portualità (nostrana), ma il divieto di nominarlo è un gigantesco virtuale cartello, imposto (letteralmente) da un “appecoronamento “ figlio di simpatia o stima e pure (chissà) di misteriosa (uahahah !) indulgenza. E se i posti di lavoro rischiano paurosamente di scomparire, chissenefrega.