CAMBIO DI GUARDIA AL VERTICE DELLA SEGRETERIA PD ? – Il punto interrogativo ci sta, ben sapendo che quando si tocca il tasto dei partiti ciò che appare certo, o addirittura certissimo, solo qualche minuto più tardi può diventare una bufala financo di vaste proporzioni. In questo caso, tuttavia, i fatti (e non le chiacchiere) sono un marchio di autenticità assoluta impresso da un messaggio inviato dal giovane Stefano Giannini ai suoi più fidati “compagni” (di partito). Messaggio che racchiude una robustissima dose di romanticismo e al tempo stesso rivela una calma apparente in aperto conflitto con uno stato d’animo in sobbuglio per la consapevolezza di non aver potuto completare il progetto di rinnovamento del Pd civitavecchiese, alla ricerca (disperata ? utopistica ? realistica ? ) di un sostanzioso ricambio generazionale capace di intraprendere il percorso ottimale (affrontando con risolutezza i temi ambientali; riallacciando il rapporto diretto coi cittadini e assicurando presenza costante nelle periferie colpevolmente e altezzosamente disertate ) per scalare Palazzo del Pincio. Nessuna resa però da parte del pidino convintamente sintonizzato sulla lunghezza d’onda zingarettiana, semplicemente come già detto un messaggio che, di fatto, annuncia ufficialmente la fine di un segretariato di breve durata (due anni ). Ecco il testo integrale: “Buongiorno ragazzi! Prossima settimana se vi va ci facciamo una pizza. Dovremmo parlare di alcune cose, hanno chiesto e ottenuto la mia testa al partito, quindi con molta probabilità non sarò più io il Segretario. Ciò non significa che sia finita qui, si possono fare ancora tante cose”. Tutto qui con tanto di faccetta sorridente, a dimostrazione che ottimismo e determinazione (“si possono fare ancora tante cose”, ipse dixit – ndr -) sono attributi di alta caratura: non si può non prevedere, pertanto, che troveremo ancora Giannini sulla scena politica cittadina animato dalle migliori intenzioni di far decollare il Pd. Ma adesso, alla luce di quanto riportato e “uozzappato”, il massimo interesse si rivolge essenzialmente su chi sarà il nuovo “capo” del partito “lettiano” di Civitavecchia. Di nomi già ne circolano parecchi epperò coloro che strisciano con largo anticipo , come tradizione vuole, finiscono bruciati. Non resta quindi che attendere gli sviluppi di questa fase partitica, importantissima sia per i risultati che sortirà nell’immediato che per quelli che determineranno la scelta del candidato sindaco del centrosinistra alla prossima kermesse amministrativa. In programma tra due anni e mezzo. Che sono già domani.
MAGGIORANZA, E’ “GIUNTA” L’ORA DELL’ENNESIMO RIMPASTO ? – Risposta secca: possibile. E non è che si stia fantasticando o sparando quella che, in particolare, i governanti di casa nostra chiamano “la cazzata di turno” naturalmente per cercare (senza riuscirvi – ndr -) di nascondere la realtà incontrovertibile che nervosismo e fibrillazioni a gogò sono ormai clienti fissi della quotidianità dei partiti stretti (ma non troppo, a dire il vero – ndr -) intorno al sindaco. E’ solo di pochi giorni fa il chiassoso titolo (arricchito da una megafoto del leghista Dimitri Vitali, che ai mitici tempi del Far West sarebbe stata perfetta per apparire in chiarissima evidenza sulla parete adiacente ad un saloon con la scritta “wanted” – ndr -): “Forza Italia e Lega, pressing su Tedesco per un nuovo rimpasto” (Civonline, 22 Novembre) e immediatamente la girandola impazzita di voci ha travolto in particolare modo i “proprietari” di alcuni assessorati col risultato di far calare ancor più il gelo tra i “parenti” già decisamente “serpenti” della scombiccherata maggioranza, che si regge con lo sputo dopo la perdita di tre pedine fondamentali quali Palombo e Frascarelli (Fratelli d’Italia) ed Attig (La Svolta). Ed ora, aggiungendosi pure l’irrequietezza di partiti quali Forza Italia e Lega ( l’uno alla ricerca di uno “strapuntino” da assegnare costi quel che costi al coordinatore D’Ottavio rimasto “disoccupato” dopo lo scioglimento dell’esecutivo di Ciampino, e l’altro sull’orlo di una crisi di nervi per non riuscire a far valere il suo peso specifico costituito dai tre consiglieri “vitaliani” –Cacciapuoti, Marino, Pepe –, che malgrado le frequenti impennate premonitrici di strappi devastanti trovano sempre la maniera di ammorbidirsi docilmente) con l’aggiunta di tutto ciò, dicevamo, non è eccessivo evincere che all’interno di quel che resta della coalizione si respira aria di tregua armata. Ed anche per questo gira e rigira torna sempre d’attualità l’ormai familiare (per la Tedesco’s band) “rimpasto”, che poi fatalmente contribuisce al debole funzionamento della macchina amministrativa nei settori dove si insediano nuovi assessori con idee diverse dai loro predecessori. A quanto pare, tuttavia, poco importa che si verifichino perniciosi intoppi e in sostanza labili (se non zero) accelerazioni rispetto ai primi due anni e mezzo che il funambolico Tullio De Piscopo definirebbe ad “andamento lento”. Interessa parecchio invece, a quanto pare, ricollocare D’Ottavio, il quale non ha mai scordato l’assessorato dei Lavori Pubblici, suo primo amore. Se ciò avvenisse, ci sarebbe poi da sciogliere l’intricatissimo nodo chiamato De Paolis. Che è una specie di cartello vivente con su scritto “chi tocca i fili muore” anche se potrebbe trasformarsi nel Maurizio Ferrini di “Quelli della notte” pronunciando un significativo “Non capisco ma mi adeguo” a patto che gli venga riassegnata l’Urbanistica. Tutto a posto, dunque ? Fosse così, tremerebbe il leghista Roscioni, ma se questi dovesse resistere il cerino in mano se lo ritroverebbe Barbieri : avrebbe difatti scarse chances di rimanere imbullonato sulla propria sofficissima poltrona . E ritenendo plausibile quest’ultima soluzione , il mosaico della nuova giunta troverebbe le “tessere” De Paolis e Roscioni incastonate rispettivamente nella casella dei LLPP e dell’Urbanistica, mentre in quella di Partecipate e Personale verrebbe inserita la new entry D’Ottavio. PS – Sostiene maliziosamente l’uomo della strada: e se accadesse invece qualcosa di completamente diverso rispetto al quadro sopra dipinto ? No problem: sarebbe la conferma che la politica è il regno dell’imprevisto e che il tutto e il suo contrario passeggiano a braccetto beati, tranquilli e felici. Vero è, comunque, che non sono poche le variabili impazzite in grado di far cambiare volto all’attuale giunta. E le gole profonde “pinciote” , che non si concedono neppure un secondo di pausa, ritengono che ad avere le maggiori probabilità di entrare a far parte del nuovo esecutivo siano l’immarcescibile D’Ottavio e nientepopodimeno che Dimitri Vitali. La scelta di quest’ultimo avrebbe naturalmente un sapore strategico nel senso che permetterebbe a Tedesco di rinsaldare il rapporto con la troika “ vitaliana” Cacciapuoti-Marino-Pepe . Andasse così a riempire gli scatoloni toccherebbe stavolta fatalmente a Roscioni (negli ambienti “salviniani” si sussurra che stazioni nella parte alta della black list della Lega) e a Barbieri. In tal caso D’Ottavio si accaserebbe all’Urbanistica, mentre tra Vitali e la blindatissima Di Paolo avverrebbe lo scambio con il primo al Commercio e la poliedrica avvocatessa (talmente abile ad interpretare alla grandissima il ruolo di jolly al punto di detenere il fantastico record di tre incarichi – Bilancio, Commercio e appunto P&P) alle Partecipate e Personale. Allora ? Sarà quel che sarà. Se rimpasto dovesse essere, ovvio !
“IL CONSIGLIO COMUNALE SUL PORTO ? UNA BOLLA DI SAPONE” – Non ha usato mezzi termini il già sindaco e presidente dell’Authority , Gianni Moscherini,chiamato a dare un giudizio sulla seduta (aperta) svoltasi recentemente all’Aula Pucci , interamente dedicata al centralissimo ruolo dello scalo marittimo, considerato il volano dell’economia cittadina. E che, secondo il presidente Pino Musolino, sarà “nel 2022 primo porto del Mediterraneo” per quanto concerne il crocierismo. Proprio il numero uno di Molo Vespucci ha poi polarizzato l’attenzione del massimo consesso tracciando le linee essenziali di un corposo programma che, in base a studi e previsioni proficui, avveniristici e ottimistici, dovrebbe favorire una forte ripresa dopo il difficile periodo condizionato negativamente dal coronavirus. E se i temi trattati da Musolino hanno inciso positivamente sia sul “tessuto” politico che su quello socio-impenditoriale costituito da esponenti di partito (sia di destra che di sinistra), da comuni cittadini e da manager (tutti entusiasti appassionatamente), non sono però piaciuti al suindicato Moscherini. Il quale, meglio dirlo subito, è considerato il “massimo” esperto di portualità a livello nostrano e addirittura tra i primi dieci a quello nazionale. In particolare nel suo mirino è finito il “piano” confezionato dai tecnici dell’Adsp. “Mi auguro – ha osservato con estrema severità – che vada rivisto e naturalmente corretto poichè per via delle variazioni apportate riguardo all’apertura sud, pericolosamente ristretta, non garantisce la sicurezza della navigazione per le navi da crociera sia in entrata che in uscita”. Altra aspra critica è stata inoltre rivolta alla decisione “musoliniana” di non ritirare la concessione del terminal container a Msc “che non giova certamente allo scalo – sottolinea – vista la imbarazzante scarsità della movimentazione dei <cassoni> da dieci anni a questa parte”. Infine la stoccata: “Sarebbe saggio che il dottor Musolino riesaminasse con attenzione il progetto del terminal Cina e lo portasse con forza all’attenzione delle autorità competenti dimostrando soprattutto quanto sia anacronistico che la via della seta si fermi a Trieste anziché a Civitavecchia, che non a caso è il Porto di Roma e gode di una paradisiaca posizione geografica”. Voce decisamente fuori dal coro, dunque. Quella di Moscherini. Che ha chiuso così: “Che pena, mai assistito ad un Consiglio Comunale tanto inutile. Dove si è celebrata la festa dell’incompetenza portuale”. Amen !