STADIO “FATTORI”, MARINO (GRUPPO MISTO) LANCIA L’SOS – La notizia non è fresca di giornata. Neppure datatissima, però. L’ha lanciata il consigliere comunale Pasquale Marino, confluito nel Gruppo Misto dopo aver occupato i banchi riservati ai berlusconiani, una paio di settimane fa (giorno più, giorno meno) e anziché scuotere il dolce far nulla di giornate assolate e fin troppo assonnate, è finita tra le pieghe del disinteresse a conferma che, talvolta chissà per quale bislacca ragione, le questioni rilevanti si squagliano come tanti ghiaccioli tenuti colpevolmente lontani dal freezer. Detta notizia, insomma, riprende quota solo adesso e appare paradossale che sia stata scarsamente considerata dai nostri amministratori. I quali, non a caso o per grazia ricevuta, ma in base alla fiducia accordatagli dai cittadini elettori sono chiamati ad affrontare sempre, comunque e soprattutto le situazioni complicate per il bene della collettività. Decisamente grave pertanto l’errore di tergiversare difronte ad un problema di enorme interesse generale: la ristrutturazione del più importante impianto sportivo cittadino, lo stadio “Fattori”. Ecco, la clamorosa notizia riguarda proprio la storica struttura – da tempo ormai abbandonata a se stessa –per la quale il Ministero dei Beni Culturali ha “scucito” la bellezza di tre milioni e mezzo di euro per un indispensabile e accurato restyling. Un colpo straordinario, questo, messo a segno dalla passata amministrazione pentastellata che, però, potrebbe rivelarsi a salve e quindi privo della necessaria efficacia per risolvere l’annoso problema del “tempio” del football cittadino. Perché mai ? Bè, a spegnere gli entusiasmi di coloro che sognavano di ritrovarsi festanti sugli spalti di un impianto tirato a lucido ed accogliente, stando alla inattesa “scoperta” di Marino, sarebbe stata la Regione Lazio. “Fatta sua la perizia Monaci – rileva infatti l’esponente della coalizione centro destrorsa – l’Ente governato da Zingaretti avrebbe ravvisato che sulla zona in cui si trova il “Fattori” gravano gli usi civici. Elevatissimo, quindi – Marino lancia il grido d’allarme – il rischio di veder evaporare la chance della sospiratissima e attesissima ristrutturazione dello Stadio”. Ecco, nuda e cruda è questa la novità (in verità non proprio piacevole) portata alla luce dall’attento consigliere comunale, ma si ha l’impressione che sia stata ignorata e lasciata colpevolmente cadere nel vuoto. Di qui la spinta per alcune domande. Marino ha sparato una colossale fake news ? Se sì, perché non smentirla clamorosamente ? Se invece il “fantasma” degli usi civici rappresenta davvero e inconfutabilmente un pericolo per l’indispensabile restauro del “Fattori”, come mai l’Sos di Marino non è stato captato dai signori dell’esecutivo di Piazzale del Pincio ? Perché tace Matteo Iacomelli, che, pure, si sta adoperando con ammirevole determinazione per risolvere lo spinoso e assai complesso problema dell’impiantistica sportiva ? Arriveranno risposte tanto convincenti da spazzare via dubbi e perplessità ? Speriamolo. Sarebbe imperdonabile se per noncuranza si favorisse l’inarrestabile processo di trasformare il “Fattori” in una cattedrale nel deserto. PS – Per dovere di cronaca abbiamo riportato quanto esposto dal rappresentante del Gruppo Misto. Il quale però sa (o dovrebbe sapere) benissimo che, fino a prova contraria, il “Fattori” ad oggi è più che mai di proprietà comunale e pertanto scatterebbe la “tagliola” degli usi civici solo ed esclusivamente nel caso in cui venisse ceduto ad un privato o ad una società. Rimanesse invece tutto inalterato, il Pincio non avrebbe nulla da temere (riguardo agli usi civici, ovviamente) e per l’agognata ristrutturazione “assistita” dai Beni Culturali dovrà scrupolosamente e assolutamente attenersi al progetto elaborato dal Ministero. In definitiva, per quale logico o fantasioso motivo è stato diffuso l’Sos di cui sopra? Si sta valutando la possibilità di cedere il bene più amato dagli sportivi e in particolare dai calciofili, appunto il “Fattori”? Forza e coraggio consigliere Marino: chiarisca nella maniera più limpida possibile questa stramba e al tempo stesso nebulosa vicenda.
AUTUNNO INFUOCATO ? – Tra qualche ora saluteremo la nuova stagione e allora arrivederci alla prossima estate. Guai però a dimenticare i due mesi, luglio e agosto, trascorsi con la paura stampata sulla pelle per questo coronavirus che ancora tormenta la quotidianità, ma pure con il fiato sospeso per l’accavallarsi di avvenimenti importantissimi, capaci di lasciare segni profondi e indelebili. Di qui la certezza che definire quest’autunno caldo sarebbe puro (e inappropriato) eufemismo. Meglio chiamarlo con il suo vero nome: infuocato. La danza frenetica dell’imponderabile inizierà con Csp, la municipalizzata che ha già regalato la novità della perdita della sua esclusiva funzione pubblica aprendo ai privati e che attende adesso la benedizione del piano industriale varato dal presidente, avvocato Carbone. Si annunciano sedute arroventate tra favorevoli e contrari all’elaborato griffato dal numero uno dell’azienda ma, come succose e squisite ciliegie, un problema tira l’altro e ci sarà pure quello gigantesco riguardante l’entrata in scena di una nuova figura nell’establishment di Villa Albani. E’ intenzione, difatti, degli amministratori “pincioti”, che di Csp sono i proprietari, nominare un direttore generale. E, spifferano i rumors, sarebbe stato individuato l’uomo giusto per quel ruolo (retribuito con centodiecimila euro l’anno ), guarda caso lo stesso (il dottor Michele Scognamiglio: sì, sarebbe lui il più gettonato) che a suo tempo rifiutò di entrare nel Cda dove avrebbe ricevuto un compenso assai inferiore: proprio vero che la vita, anche quella di una “partecipata”, talvolta riserva inebrianti (sic) sorprese !!! Si continuerà, poi, con il Traiano, ancora privo di un manager capace di garantirgli una fastosa ribalta. In pole position per la prestigiosa carica, stando sempre alle gole profonde, si troverebbe l’architetto Mirko Cerrone. Anche questa nomina, tuttavia, potrebbe essere intralciata da qualche bastian contrario, visto che al riguardo si sono levate voci piuttosto stridenti. Sarà però importante che il prescelto per un ruolo così alto abbia i requisiti giusti e c’è da augurarsi che venga metabolizzato perfettamente bene il pensiero dell’ex Sovrintendente e Direttore Artistico, Fabrizio Barbaranelli, non dimenticando che a lui sono legate le stagioni sicuramente più qualitative del Teatro. “Il Traiano – ha detto – va difeso con impegno assoluto perché è così che si tutela la cultura della città. Speriamo che si coinvolga il rigoglioso mondo culturale di Civitavecchia, le associazioni, le compagnie, le tante esperienze e professionalità presenti, che ogni giorno contribuiscono al nostro arricchimento”. Bene, non resta che augurarsi che la giovane e dinamica assessora Galizia (col supporto dei suoi più fidati consigliori) faccia tesoro delle suddette significative parole. Eh sì, la morale “barbarelliana” è limpida: colui che si insedierà nella cabina di regia del Traiano non dovrà commettere il piramidale errore di rinunciare alle numerose e splendide risorse locali. Dulcis (magari fosse !!!) in fundo, a movimentare un autunno sempre più fiammeggiante sarà di sicuro la questione legata alla centrale di Torre Valdaliga Nord. Se ne discuterà, si scateneranno i sostenitori e gli acerrimi nemici del ricorso al gas da parte di Enel, esploderà l’immancabile guerra tra poveri generata dallo spettro della perdita di posti di lavoro. Guerra ideale, more solito, per far sguazzare in un brodo di giuggiole il gigante energetico (che neppure lontanamente pensa di rinunciare all’impianto a turbogas). Insomma accadrà di tutto e di più, compreso il totale schieramento (delle forze politiche e degli ambientalisti) a favore delle fonti rinnovabili (tra cui il chiacchieratissimo idrogeno), epperò sarà estremamente interessante capire quale provvedimento adotterà il governo centrale. Che, semmai ratificasse il progetto dell’Ente elettrico, offrirebbe ai rappresentanti dei partiti ( indistintamente di maggioranza e di opposizione) l’occasionissima di rivolgersi al colto e all’inclita con stupore ipocrita per sospirargli: “la nostra ostilità al gas era e rimane ferrea, ma rispetto ad una decisione caduta dall’alto abbiamo dovuto alzare bandiera bianca”. Dichiarazione niente male: sarebbe forse il copia e incolla della stessa “coniata” al tempo della trasformazione a carbone ? Uahahahah!!!