Cattivi pensieri, a cura di Giampiero Romiti

Nuovo appuntamento con la rubrica del noto giornalista. Questa settimana, fra le altre cose, si parla di Enel e dell'ipotesi idrogeno

IDROGENOMANIA – E’ accaduto tutto nel corso in un assolato pomeriggio di mezz’agosto e naturalmente i giornalisti non hanno riposto nella fondina gli attrezzi del mestiere, ma al contrario, penna e taccuino in mano, si sono affrettati ad annotare particolari inediti senza un attimo di pausa. E se sulle prime la notizia ha avuto il potere di prendere un po’ alla sprovvista gli increduli scriba, poi ha finito col soggiogarli con la forza di un interesse sempre più crescente, che ha fatto impazzire la punta della biro se è vero che sono state riempite pagine e pagine con una voracità tale da fare invidia al campione mondiale di mal della lupa meglio conosciuto come bulimia. Vabbè, ma il punto qual è? Calma e gesso, eccolo bello, pronto,ormai non proprio fresco di giornata epperò ugualmente appetibilissimo, insomma in grado di essere ingurgitato con avidità. La succitata notizia, circolata a velocità pazzesca nel pieno di un’estate arroventata, ha fatto stropicciare gli occhi, e costringerli a leggerla e rileggerla almeno una decina di volte, agli incrollabili aficionados delle energie rinnovabili, in particolare di quell’elemento chimico chiamato idrogeno che non poche associazioni locali (“Sole” e “Città Futura” su tutte) da parecchio tempo auspicano il suo (trionfale) ingresso in un territorio (il nostro) martirizzato da centrali, porto e traffico cittadino, elargitori (sic!!!) in quantità industriale di polveri sottili, anidride carbonica e veleni di varia natura. Ebbene s’è appreso che il famoso (e bellissimo) cane a sei zampe chiamato Eni ha preso atto dell’importanza e della straordinaria utilità dell’idrogeno, manifestando la ferma intenzione di creare a Ravenna un vasto centro di cattura e stoccaggio di CO2 “per sfruttare – si legge nei reportage apparsi su numerosi giornali – giacimenti ormai esauriti e infrastrutture esistenti”. Ed è ribadito dal management dell’Ente che “entro il 2050 l’obiettivo è di ridurre dell’80% le emissioni nette riferibili all’intero ciclo di vita dei prodotti energetici venduti e del 55% dell’intensità emissiva”. In base a ciò, quello impiantato a Ravenna sarà il polo più grande del mondo. Striscia financo la voce (attendibilissima, fortemente coinvolgente e trascinante) che il colosso AECOM (multinazionale dell’Engineering con base a Los Angeles con oltre 20 (venti) miliardi di dollari fatturati nel 2019 e 57.000 (cinquantasettemila) addetti) abbia consegnato un progetto alla Presidenza del Consiglio per allestire 4 (quattro) macro-aree di produzione di idrogeno in Italia. Dove e in che modo? Immediatamente detto: (1) nell’Appennino Centrale lungo una tratta di 315 (trecentoquindici) chilometri che va da Sansepolcro a Sulmona (passando tra le regioni Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzo); (2) con la “Ferrovia dei due mari” che collega Fiumicino e Roma con il territorio reatino e, in prospettiva, il Tirreno all’Adriatico attraverso alcune stazioni. Ricapitolando, i megaprogetti descritti si stagliano in una luminosissima pagina di un libro dei sogni assolutamente non proibiti bensì avverabilissimi. C’è però da chiedersi, ahinoi, perché gli stessi (progetti) non sfiorino neppure lontanamente la città di Civitavecchia, da sempre considerata il polo energetico più importante d’Italia e che pertanto corre il serissimo rischio di perdere l’importante appuntamento col futuro ovvero con una risorsa preziosa quale l’idrogeno. Che, dal canto suo, stando ai media che si occupano principalmente di fonti rinnovabili, affascina perfino Enel, in quanto utile per le sue potenzialità di efficienza anche economica. E allora è lecito chiedersi: per quale motivo l’Ente Elettrico – dopo la bellezza di settant’anni a suon di Centrali ad olio combustibile e a carbone, anziché pensare ad un totale rinnovamento (energetico) in grado di risolvere reali e non pochi problemi ambientali essenzialmente a beneficio dei civitavecchiesi – si accinge adesso a ricorrere al turbogas, che certamente non rappresenta un taglio netto col passato e tanto meno uno sguardo al presente e al futuro liberi da fattori inquinanti? Perché non considerare questo territorio meritevole di avvalersi di un mezzo eccellente come l’idrogeno? Ecco, sarebbe utile se si ponessero questa domanda i solerti amministratori di Palazzo del Pincio con in testa l’assessore all’ambiente Manuel Magliani (che avrebbe pertanto l’irripetibile chance di passare alla storia come strenuo paladino della salute pubblica) e i signori dell’establishment imprenditoriale particolarmente (e giustamente, ci mancherebbe, in base a legittime esigenze di lavoro e di garanzia occupazionale per i loro dipendenti ) solidali con Enel.
L’AMICIZIA INFAMEMENTE TRADITA – Trafitti dai dardi incandescenti di un sole assassino, rinserrati senza possibilità di trovare scampo o di evadere dalla prigione in cui erano stati segregati senza lode e con infinita infamia, due meravigliosi cani hanno smesso di scodinzolare. La loro fine è avvenuta per asfissia all’interno di un’auto con le lamiere arroventate dal caldo infernale, parcheggiata in una zona della città dal proprietario con il cuore di latta, dimenticatosi che all’interno vi fossero i suoi fidatissimi esemplari a quattro zampe, mai stanchi, fino a qualche ora prima, di essergli amici per la pelle. Il tizio cui non può né deve concedersi alcuna attenuante, è stato deferito dalla Polizia di Frontiera e lo sconvolgente episodio va sicuramente catalogato tra il peggio del peggio di questa lunga estate civitavecchiese.
CSP “NEOLOGISTA” – Ha destato scalpore la scritta apparsa su una strada cittadina, a caratteri cubitali e dunque in grande (e bella) evidenza. Precisamente: SOTP. Che, di fatto, neologisticamente (e ne va dato atto (ahahahah!) al creativo e assai fantasioso esecutore) ha sostituito il tradizionalissimo STOP. Le foto che hanno immortalato l’originale dicitura, naturalmente sono diventate virali. E, senz’altro, ci sta. Soprattutto perché non succede tutti i giorni un simile, inaudito “avvenimento”. A pensarci bene però, sulla scorta delle novità annunciate (il verde pubblico, tanto per cominciare, non sarà più “curato” dagli addetti della società di Villa Albani e renderà felice qualche straricco “papavero de noantri” titolare di una ditta specializzata per lo specifico settore) un’altra “neologia” (dopo SOTP, ovvio) ha piazzato la sua indelebile impronta sulla “pelle” della municipalizzata guidata dall’avvocato Carbone. Se fino a ieri, difatti, la sua denominazione era CSP, oggi va aggiunta un’altra (fondamentale) consonante: CSP&P. Dunque acronimo rivisitato: CIVITAVECCHIA SERVIZI PUBBLICI & PRIVATI.