DI BENE IN PEGGIO – Se non proprio speciale, è questa una domenica almeno particolare. Ci occuperemo di fatti e misfatti accaduti nel corso della settimana e ricalcheremo il solito clichè che caratterizza la presente rubrica. Ma l’eccezione (che conferma la regola) sarà costituita dagli argomenti trattati, che solo di striscio hanno a che vedere coi politicanti nostrani. Che, dobbiamo dirlo, per troppi versi di questi tempi ci stanno facendo salire il latte alle ginocchia (e fin su ai coglioni), giacchè le loro liti (prevalentemente nel bunker riservato alla maggioranza), vere o fasulle (ma chi se ne frega), che si susseguono, ormai a velocità sostenuta, ai cittadini fanno il solletico se non addirittura un baffo. E il perché tali scazzi non abbiano una irresistibile forza attrattiva, è dato dal fatto che ormai lo sanno pure i sassi che le “Tedescotruppen”, tutt’altro che omogenee, menano paurosi fendenti con la mano destra per raccogliere il “bottino” (ovvero: incarico) bramato con la sinistra. Quindi (piacerà poco, abbastanza o tanto? Lo deciderà chi segue questa rubrica) stavolta ci occuperemo principalmente di alcuni temi a nostro avviso assai interessanti, evidenziati da alcune (esattamente tre) associazioni con dovizia di particolari davvero degni di considerazione e ottimi per spingere (speriamolo!!!) la politica ad operare per il bene comune . Infine, tanto per non farci mancare niente, allungheremo lo sguardo sulla più importante struttura acquatica della città e su stravaganti esternazioni, di un assessore e di un consigliere comunale, che meritano una seria riflessione.
MORIA DI PESCI, DRAMMA AMBIENTALE – Decine e decine di scorfani, gronchi e murene senza vita sulla sabbia: questo il drammatico scenario apparso alla Frasca. Roba da colpo al cuore. “E siamo all’ennesima strage di fauna marina – ricorda con il groppo alla gola il consigliere comunale, e leader di “Onda Popolare”, Patrizio Scilipoti – E’ intollerabile, oltrechè incredibile e inaccettabile, uno scempio del genere e pertanto presenterò un’interrogazione urgente al Sindaco e all’Assessore all’Ambiente per sapere se e come intendano contrastare questi fenomeni che non uccidono solo i pesci ma la nostra intera comunità. Inoltre quanto verificatosi – affonda Scilipoti – rafforza la mia, e di tutta l’associazione che rappresento, convinzione che la malaugurata idea di far allevare pesci in enormi gabbie cancellerà definitivamente l’ultimo spicchio di paradiso marino ( appunto la Frasca – ndr -) che già sta diventando uno spaventoso cimitero di meravigliose specie ittiche. Sono fiducioso – conclude – che la Guardia Costiera, come ha sempre fatto, si adopererà al massimo per scoprire i responsabili di questo vergognoso caso che è l’ennesimo tentativo di attentare a quel poco di prezioso patrimonio ambientale rimastoci. E che siamo chiamati a custodire con tutte le nostre forze”. CHE DIRE? – Le accorate parole di Scilipoti bastano e avanzano per spiegare una situazione allucinante e al tempo stesso inaccettàbile. Quel che non si capisce e che resta inspiegabile è invece l’atteggiamento di chi, per la salvaguardia dell’ambiente, dovrebbe farsi in quattro e all’occorrenza in otto (e pure in dodici). Non è casuale il riferimento al Manuel Magliani, forse troppo impaziente di vedere realizzato il megaimpianto di piscicoltura per interessarsi di quei poveri scorfani, gronchi e murene. I quali sicuramente avrebbero sperato di deliziarsi in quel tratto di mare, inconsapevoli che certa imprenditoria d’assalto e priva di scrupoli (con l’assenso di chi dovrebbe contrastarla) intendesse trasformarlo in una trappola mortale. Ad onor di obiettività va tuttavia detto che, insieme al sindaco Tedesco, Magliani è riuscito a trovare una fettina del suo preziosissimo tempo per chiedere alla Regione Lazio, ad Asl Rm4, alla Capitaneria di Porto, alla Città Metropolitana e all’Arpa di indagare “su un fenomeno, per quanto circoscritto, così allarmante”. Ha aggiunto inoltre “Ringraziamo per le segnalazioni ricevute i frequentarori della Frasca e gli amanti del mare, un bene pubblico che la nostra Amministrazione intende salvaguardare. Mi preme peraltro sottolineare che è impossibile ricevere lezioni da chi governava quando, nel 2016, si verificò una morìa ben più consistente”. Poi un pensiero, poco amoroso, dedicato nientemeno che al Ministro dell’Ambiente “ che ha autorizzato le navi da crociera a scaricare le acque nere a mare nel porto”. Non male, lo riconosciamo, la difesa del delegato di un bene incommensurabile come l’ambiente (perennemente stuprato, ahinoi, senza che solchino un cielo sempre più grigio -grazie (sic) ai fumi di ciminiere e navi – grida di straziante dolore): si intenerisce alla notizia della moria di non pochi pesci. Ma avremmo voluto che avesse provato la stessa emozione davanti all’immenso progetto di itticoltura, che ingurgiterà fino all’ultima goccia il mare (che resta) della Frasca. E per concludere, siamo d’accordo che nessuna lezione può essere impartita dagli ex “proprietari” di Palazzo del Pincio, però proprio il passato, non solo recente, avrebbe dovuto offrire l’irripetibile e splendida occasione a Magliani di distinguersi e soprattutto di non reiterare i medesimi errori commessi.
ENEL, AVANTI A TUTTO (TURBO)GAS – L’Ente elettrico ha tirato giù la maschera, incurante dei problemi che potrebbe riservargli quel bastardo di un coronavirus. Cosa combina il gigante energetico? Presto detto: conferma l’intenzione di procedere alla trasformazione della centrale di Tvn a turbogas in sostituzione dei gruppi a carbone. “C’è poco da fare – tuona “Potere al Popolo”, solo soletto ad affrontare questo argomento assai croce e zero delizia del nostro bistrattatissimo territorio – La transizione ecologica di Enel, se così possiamo chiamarla, prevede un passaggio interfossile e indica Civitavecchia (e come ti sbagli? – ndr -) tra le sedi dove si intende ricorrere al gas che, non bisogna dimenticarlo, è un combustibile fossile inquinante e climalterante”. Nessun fraintendimento? “Non scherziamo, tutto chiaro come la luce del sole – ribadisce “Potere” – E’ infatti quanto emerso nel corso dell’assemblea degli azionisti dell’Enel e, tra questi, i rappresentanti dei comitati ambientalisti si sono mobilitati in tutta Italia per contrastare la politica annunciata dall’Ente”. Inaccettabile questo ricorso al turbogas? “Decisamente – rintrona fulminea la risposta – Ci ritroveremo con lo straordinario capolavoro di non garantire né lavoro, né salute, né ambiente. Capito bene? Nulla di nulla. Ed è assurdo che la politica locale non si faccia sentire. Che fine ha fatto? Possibile che aspetti soltanto la convocazione della conferenza dei servizi per cominciare, fuori tempo massimo, a parlare di piani industriali alternativi e di riconversione energetica? Cosa aspetta la giunta Tedesco a mettere Enel difronte alle proprie responsabilità? E pure la Regione Lazio quando si deciderà ad assumere una posizione assolutamente limpida?” Bene, ottimi e abbondanti i dubbi che assillano “Potere al Popolo”.Vattelappesca chi li dirimerà. CHE DIRE? – Come sopra, siamo sempre lì. Del responsabile dell’ambiente ( il dubbio assillante è se sia stato nominato per la sua indubitabile competenza in un settore così importante o per onorare un debito elettorale) si son perse le tracce. E di conseguenza tanta indifferenza, da parte del deputato a tutelare la salute dei cittadini, pialla la speranza di investire su un futuro non più avvelenato da un inquinamento devastante e neppure condizionato da servitù che non sciolgono i nodi di una disoccupazione sfrenata. Purtroppo il sogno di riscoprire la bella città d’incanto, decantata dai nostri avi, sembra ormai (praticamente) accertato che resti un… sogno. E cresce al contrario l’angoscia che specie le nuove generazioni saranno costrette a fare i conti con una quotidianità, che filerà a tutto (turbo)gas verso risicatissimi posti di lavoro, una scadentissima qualità dell’aria e l’immancabile tragico conteggio delle più svariate patologie. Insomma, come sempre più di sempre, questa città finirà stritotalata dai poteri forti, padroni assoluti del suo destino. Con la compiacenza di una classe dirigente che non riesce a divincolarsi (perché non vuole!) dalla morsa di servitù ormai diventate un tutt’uno col territorio saccheggiato ignominiosamente in lungo e in largo.
“CITTA’ FUTURA” GUARDA AL PORTO – L’Associazione solitamente prodiga di iniziative di grande interesse sia per quanto concerne il sociale che per il tessuto economico-produttivo cittadino, torna alla ribalta con una proposta riguardante il porto. “In attesa e indipendentemente dal decreto ad hoc per Civitavecchia – attaccano i rappresentanti di “CF” – il presidente dell’Authority decida l’apertura della banchina 24 a nuove imprese autorizzate, in piena trasparenza e correttezza”. E precisano: “Le motivazioni obbligatorie per legge non mancano, per via della gravissima crisi dello scalo. In considerazione di ciò, riteniamo che possa e debba esprimersi grande soddisfazione per la norma contenuta nel Decreto Rilancio, che liberalizza operazioni portuali in deroga ai piani regolatori per l’intero periodo dello stato di emergenza coronavirus e per i sei mesi successivi”. E concludono: “Sarebbe un grosso errore non cogliere questa splendida opportunità, figlia di un provvedimento di forte valenza pratica. Il sistema della logistica impone difatti versatilità e adattamento ai cambiamenti soprattutto dei contesti e chi non lo comprende dimostra scarsa visione di prospettiva”. CHE DIRE? – Obiettivamente non si può non rilevare che per Di Majo quanto evidenziato dai rappresentanti di “Città Futura” sa di sollecitazione a sfruttare la favorevole circostanza, concessa all’intero settore portuale dalla maledetta pandemia. Della serie: talvolta non tutti i mali vengono per nuocere. Ma tra il dire (in questo caso, proporre) e il fare, guarda un po’, c’è di mezzo il mare. Ovvero che, al di là del pur appropriato vecchio adagio, bisognerà vedere se gli illuminati (???) “top adviser” del numero uno di Molo Vespucci, che finora hanno collezionato più topiche che alzate di ingegno, riterranno valido il “suggerimento” suesposto. Che, prepariamoci, corre il rischio di essere snobbato perché troppo intelligente. Calma, perché masticare amaro? Non sarebbe mica la prima volta che succede.
CHE FINE FARA’ IL PALAGALLI? – La notizia sgorga limpidissima dalla fonte, che si trova nel cuore dello Stadio del Nuoto, intitolato a quell’inimitabile campione e grandissimo uomo, il mai dimenticato Marco, che solo per il rispetto alla sua luminosissima carriera, e per il lustro che ha dato alla città e alla Snc, mai e poi meriterebbe che la sua “casa” chiudesse la porta d’ingresso. Ma il rischio c’è. E al momento non si riesce a vedere neppure uno spiraglio di luce che possa illuminare una situazione difficilissima. Accade, difatti, in questo momento di drammatica staticità, figlia di un virus tuttora avvolto nel più fitto mistero, che gli attuali dirigenti della Snc, ormai alla canna del gas per via della insostenibile pesantezza dei costi (e, striscia una voce stentorea – epperò priva dell’ufficialità -, per un mucchio di bollette non pagate) abbiano consegnato le chiavi al proprietario della struttura, il Comune. Di tentativi di salvare il salvabile ne sono stati fatti? Sembrerebbe di sì. Tanti, pochi, disperati? Mah. Comunque uno dei più seri, quello dell’ex presidente D’Ottavio (dimessosi lo scorso anno, per non incappare in un palese conflitto di interessi, in quanto nominato assessore ai Lavori Pubblici, ma sempre, giurano i bene informati, appiccicato al sodalizio rossoceleste, anche e soprattutto perché non meno protagonista , di chi gli è succeduto, dei disastri gestionali, culminati nell’ingloriosa resa) di affidare la conduzione dell’impianto alla Fin (con l’obiettivo di renderlo un centro federale simil Ostia o giù di lì), pensando di poter contare sull’apporto del presidente Barelli, anch’egli fedelissimo berlusconiano. Niente da fare, però: Federazione non disposta a caricarsi un’incombenza così importante. Quindi altro giro e altra “scandagliata”: proposta la massima carica (temporaneamente ricoperta dal tuttofare Marco Pagliarini) al numero uno dell’Autorità Portuale di Palermo, Pasqualino Monti, che però ha tagliato corto con un garbato “no grazie”. Sicchè? Be’, la palla è passata al Comune e chi vivrà vedrà. CHE DIRE? – Non una parola, ma neppure una sola sillaba potrebbe servire a rischiaràre questa vicenda che rasenta l’assurdo. Gli strabene informati, e profondi conoscitori dell’ingarbugliatissimo ingranaggio rossoceleste, rilevano che la scarsa capacità di trarre succosi profitti dal settore commerciale (scuole di nuoto e quant’altro) nel tempo ha prodotto enormi guasti. E se pensiamo che per guidare la Snc (evidentemente per l’irrefrenabile voglia di apparire) hanno sgomitato, per farsi largo, dei manager ( che ritroviamo pure in politica, per cui…) considerati top, ma di fatto bravi (???) solo a toppare, come si fa a non disperarsi? Tuttavia, bene inteso, le cause dell’incredibile fallimento sono anche altre. In particolare, la debolezza attrattiva della prima squadra partecipante alla seconda serie nazionale di pallanuoto. Ovvero: il lento ma inesorabile declassamento di un “sette” un tempo bello e oggigiorno così impalpabile da perdersi tra le pieghe di una classifica insignificante, è stato fatalmente il motivo saliente del disinteresse dei giovani verso una disciplina per anni e anni profumatissimo fiore all’occhiello di una città, che ha avuto la splendida opportunità (e la fortuna) di specchiarsi nella grandezza di meravigliosi waterpolisti, protagonisti di straordinarie performances a livello nazionale, europeo e mondiale. Svanito il sogno di numerosi genitori di vedere i propri figli ricalcare le bracciate, le beduine, le sciarpe, le palombelle, le controfughe, i tiri imprendibili e le parate impossibili dei Roldano Simeoni, dei Marcello Del Duca, dei Marco Galli, degli Antonio Parisi, dei Giuliano Forcella, dei Maurizio Coconi, dei Tonino Negro, dei Daniele Lisi, della premiatissima ditta Roberto & Alessandro Calcaterra, dei Marco Del Lungo, dei Feoli e di altri grandissimi protagonisti di stagioni abbaglianti, svanito quel sogno, dicevamo, immergersi nella vasca , fortemente voluta dall’ex sindaco Alessio De Sio e inaugurata dall’altro ex Primo Cittadino Moscherini, non è stato più un irrefrenabile desiderio. Col risultato di ritrovare quel fiore non più in grado di spargere un inebriante aròma, ma penosamente appassito . E ora chissà che ne sarà di un preziosissimo patrimonio quale il Palagalli. Che sarebbe inammissibile se corresse il rischio di diventare una cattedrale nel deserto.
LEGHISTI DURI(GON) E PURI – Salviniani liberi di decidere, in piena (e naturale) autonomia, quel che è bene per il popolo civitavecchiese? E, in questo periodo alquanto concitato per la squadra del sindaco Tedesco, di esprimere il proprio parere sui correttivi da apportare all’assetto della giunta? Per farla breve, possono sentirsi slegati da qualsiasi “laccio” (prerogativa fondamentale di un amministratore locale ) e rendere conto del proprio operato esclusivamente a chi li ha spinti fin sugli scranni dell’aula Pucci? Manco per idea. E lo spiega senza tanti giri di parole, il coordinatore e capogruppo consiliare, Antonio Giammusso. “La linea del nostro partito è quella del senatore Durigon e nessuno può fare accordi in nome della Lega”, ha sentenziato. E stoppato tout court eventuali fughe in avanti di qualche suo collega, che magari avrebbe voluto farsi sentire riguardo al rinnovamento del “parco assessori” di cui si parla ormai un giorno sì e l’altro pure. CHE DIRE? – Molto semplicemente che gli elettori hanno convintamente premiato Giammusso&C. ritenendoli intellettualmente, praticamente e culturalmente in grado di rappresentarli degnamente e con ottimi risultati. E’ improbabile che siano stati sfiorati dall’idea di vedere i “propri” consiglieri comunali nella veste di gregari di un signore grande, grosso e molto importante (già pezzo da novanta del sindacato Ugl, sottosegretario del governo Lega-M5S e senatore). Insomma quegli stessi elettori non potevano certamente sapere che il proprio voto sarebbe stato gestito extra moenia dal fedelissimo del divin Matteo. Ma tant’è: come evidenziato da Giammusso, non si muove foglia che questi non voglia. Più Duri(gon) e puri di così, i salviniani di casa nostra non avrebbero potuto essere.