CARBONE E “SOLE”, IL DIAVOLO E L’ACQUASANTA – “E’ un’idea decisamente pazza quella di piazzare tonnellate di carbone a cielo aperto. E’ come bestemmiare in chiesa. No, non si può accettare”. Spingono a tavoletta la propria contrarietà gli esponenti della nota associazione (“SOLE”) e aggiungono: “ E’ inconcepibile pensare che ciò possa e debba avvenire senza mettere a rischio l’ambiente ed essenzialmente la salute dei lavoratori e dei cittadini, in assenza di una qualsivoglia struttura di sicurezza”. Ghiaccio ormai rotto e avanti tutta: “Si può facilmente immaginare dove potrebbe finire il “polverino” al primo alito di vento, non tralasciando poi le nocive conseguenze derivanti dal traffico di centinaia di camion con quel che significa in termini di dispersione di gas di scarico e particolato del manto stradale. Siamo da sempre vicini ai portuali, ma oltre a non comprendere assolutamente la proposta avanzata dal presidente della Cpc, pensiamo che la stessa sia facilmente attaccabile sul piano giuridico/amministrativo perché lo scarico sul terminale Enel fa parte di una precisa prescrizione, stabilita in fase di valutazione d’impatto ambientale”. E ancora, dopo una bella schiarita di voce per rendere meglio le motivazioni del dissenso: “L’emergenza per la pandemia aggrava maggiormente la già disastrata situazione della nostra economia, incentrata da sempre sulla produzione energetica da fonti fossili. Inoltre riteniamo che questo virus sia figlio del cattivo rapporto che fino ad oggi le società industriali hanno avuto con madre natura”. A questo punto i fedelissimi del “SOLE” si aprono completamente e concludono: “Il nostro credo consiste in “Un altro futuro è possibile” con l’utilizzo delle energie rinnovabili e dell’idrogeno. E per questo, sin dalla nostra nascita, portiamo avanti con decisione e convinzione il progetto “PORTO BENE COMUNE”. Certo, ci attende un post-pandemia terribile e lo sappiamo. Però siamo pronti a rimboccarci le maniche con tutti per costruire un futuro che sia realmente sostenibile, partendo dall’oggi e superando quel “passato fossile” che troppi guasti ha procurato all’economia e alla salute dei cittadini della nostra comunità”. Posizione chiarissima. E finanche parecchio interessante perché quest’associazione, e lo ha già manifestato in diversi incontri tenuti sia a livello istituzionale che nel corso di varie conferenze, porta indefessamente avanti studi attendibili sul piano scientifico per vedere realizzato il sogno di regalare alle nuove generazioni una Civitavecchia senza l’incubo dell’inquinamento.
FORUM AMBIENTALISTA: “PROPOSTA PERICOLOSA” – Così l’hanno definita quelli del “comitato” non tanto perché “siamo prevenuti – hanno precisato – considerato che ai lavoratori portuali va la nostra solidarietà, ma per il fatto che è inimmaginabile che diventi immediatamente attuabile la richiesta di Luciani. Ferma restando, bene inteso, la nostra netta contrarietà per i danni che procurerebbe lo scarico all’aperto”. E’ il preludio ad un excursus tecnico, trasformato in una svelta intervista con domande e risposte, che sintetizzano in maniera esaustiva le precisazioni dei rappresentanti del FORUM. D – Un no categorico il vostro, vero? R – “E’ doveroso ricordare che uno degli impegni presi da Enel con la città ai tempi della riconversione fu che per la movimentazione e lo stoccaggio dovevano essere utilizzate strutture completamente chiuse e automatizzate per impedire qualsiasi dispersione di polveri nell’ambiente esterno”. D – Questa la prima di una serie di “rigide” prescrizioni. R – “Già. Altra ingiunzione quella di scaricare direttamente il carbone dalle stive delle navi e, attraverso un nastro completamente isolato dal di fuori, trasferirlo ai due carbonili, anch’essi ermeticamente chiusi, posti nella Centrale”. D – Basterebbe solo questo per avere contezza che l’idea di Luciani rischi di “evaporare”. R – “Infatti nel decreto MAP 55/02/2003 di autorizzazione all’esercizio di Torre Valdaliga Nord, di cui il DEC/VIA 680/2003 è parte integrante, viene fissata, quale obbligatoria, l’adozione delle migliori tecnologie per la lavorazione del carbone”. D – Pertanto la proposta avanzata non sarà facile che vada in… porto. R – “Un’operazione del genere, per essere attuata, comporterebbe sia una verifica di assoggettabilità a VIA che un riesame dell’autorizzazione integrata ambientale”. D – Procedimenti lunghissimi? R – “Per entrambi occorrebbe complessivamente circa un anno, esattamente 300 giorni (150 per l’una più 150 per l’altro), e nel caso assai remoto di accoglimento da parte del Ministero, andrebbe ben oltre la fine della fase emergenziale in corso”. Beh, poco o niente da dire: carta parla… E perfettamente appaiati al “FORUM AMBIENTALISTA”, le associazioni “IL TRTTICO” e “CITTA’ FUTURA”. Finirà qui ? Non ci scommetteremmo neppure un euro.
E L’INVITO DI CERRONE… -… “al sindaco di esprimersi sulla proposta di Luciani per chiarire ogni equivoco e/o strumentalizzazione, in qualità di massima autorità di salute pubblica” – queste per filo e per segno le parole usate – è stato accolto? Sicuro. E s’è levato nell’aria un deciso “non sono d’accordo “ oppure un solenne “assenso” ? Né l’uno né l’altro. Semplicemente una dichiarazione double face che: 1) non lascia trapelare una netta presa di posizione sul carbone a cielo aperto; 2) attesta la ferma volontà di non increspare le acque della maggioranza. Ecco cosa afferma (testualmente) il sindaco: “Da alcuni si è prospettata l’idea di far scaricare in banchina parte del carbone destinato a Tvn. Ebbene non è mia abitudine escludere aprioristicamente alcuna ipotesi, ma la valutazione sulla concreta fattibilità non può verosimilmente prescindere da percorsi, che sotto il profilo autorizzattivo sarebbero sicuramente tortuosi e di non facile organizzazione anche in considerazione degli Enti che sarebbero obiettivamente coinvolti nell’iter procedimentale”. Sapevamo già che un eventuale “sì va bene” dipende da come saranno affrontati i citati “percorsi tortuosi” dal Ministero (capillare la spiegazione del “FORUM AMBIENTALISTA”), non sappiamo, al contrario, se il Primo Cittadino condivide o no quanto indicato dal presidente dei camalli. Quindi un Tedesco saldamente ancoràto in un limbo, che forse non farà saltare dalla gioia il suo coraggioso “fedelissimo di lista” Mirko Cerrone (“irricevibile la proposta di Luciani”), ma che non provoca pericolosi scossoni nel governo di Palazzo del Pincio. E la seconda che abbiamo detto o meglio supposto, consente al Primo Cittadino di non entrare in rotta di collisione: 1) con Grasso (“ok allo sbarco sulla banchina con le dovute cautele ambientali”); 2) con Forza Italia (“aspettiamo il “verdetto” dei Ministeri” della serie “ce ne laviamo le mani”); 3) con Lega e Fratelli d’Italia rimasti muti come pesci ( per non accollarsi la responsabilità di esprimere una parere indigesto al proprio elettorato). Morale della favola (che non è una favola…): è prevalsa da parte del Primo Cittadino la scelta di sospendere il proprio giudizio e di affidarsi alla valutazione, semmai ci sarà, degli organi competenti. Domanda semplice e scevra dall’intento di innescare polemiche: è quanto si aspettava Cerrone?
CARO ENRICO LUCIANI… – non possiamo esimerci dal chiamarti in causa riguardo allo sbarco del carbone a cielo aperto e dal sottolineare che, non bastassero, a detta degli esperti, i suoi effetti estremamente dannosi, a contaminare il rapporto – non tanto con la politica (che sa essere pilatesca in maniera… meravigliosa) – tra le varie parti sociali, impegnate contro l’emissione di veleni che da oltre cinquant’anni non danno tregua al territorio, ci si è messa pure quella proposta quanto meno inaspettata. E tu, che non hai mai mostrato indifferenza, ma al contrario sei sempre stato in prima fila per imporre il fondamentale principio della tutela della salute pubblica, stavolta hai estratto dal cilindro, forse un po’ troppo sdrucito senza che ne sia reso conto, un’idea che ha avuto e continua ad avere la capacità di contrapporre gli uni (i favorevoli) agli altri (i contrari) per la gioia del potere forte di turno (ben noto!), che esulta nel segno dell’odioso e mai estinto “dìvide et impera” (dividi e comanda) . Non credere, Enrico, che non teniamo conto delle tue responsabilità di leader dell’azienda storica (e fortemente rappresentativa) della città e delle enormi difficoltà che stanno incontrando i numerosi dipendenti, insieme ai propri familiari, in questo terribile momento. Logica e buonsenso avrebbero però dovuto spingerti a proporre una soluzione diversa per fronteggiare la crisi che non potesse (nè dovesse) provocare una profonda spaccatura. La quale, ripetiamo, ha ormai contaminato l’opinione pubblica e soprattutto quell’associazionismo prezioso per cercare di arginare i continui tentativi di chi punta a schiavizzare Civitavecchia per renderla sempre più prona ai suoi voleri. Che certamente non giovano, e la storia lo dimostra, alla crescita e al benessere della comunità e in particolare delle nuove generazioni, intrappolate in un altissimo tasso di disoccupazione e di precarietà che neppure nel profondo sud. E tu, sorretto da un vissuto costellato di battaglie in difesa delle classi meno abbienti, di impetuosi interventi in sede di consiglio comunale e di quello regionale a sostegno dello sviluppo cittadino e avverso le servitù responsabili di provocare malattie e morti tramite un’inarrestabile “produzione” di inquinamento, non puoi di colpo aver dimenticato che il ricorso alla soluzione proposta non è certamente la panacea, seppure temporanea, dei mali che affliggono lo scalo oggi più che mai. La comprovata esperienza e sopraffina conoscenza della portualità acquisita in lunghi anni, siamo certi che non possa impedirti di escogitare un’altra soluzione, sicuramente valida per rendere meno drammatico l’attuale periodo. Vero è che forse incosciamente o addirittura inconsapevolmente hai mutuato la stupenda frase di Garcia Marquez “il cuore ha più stanze di un bordello” ed hai violentato i tuoi stessi limpidissimi principi pur di non far mancare il necessario ai meravigliosi camalli, che da sempre sono l’orgoglio della nostra città. Insomma sei partito lancia in resta mentre sarebbe stata più saggia una riflessione che, siamo convinti, ti avrebbe permesso di percorrere un’altra strada. E così, preso come sei dagli enormi problemi che non puoi non cercare di risolvere, hai dimenticato quel che sosteneva il Che – sì, proprio colui che abbiamo sempre creduto fosse un tuo luminosissimo punto di rifermento (se sbagliamo, mandaci pure sonoramente affanculo!) – ovvero “non fare un passo indietro nemmeno per prendere la rincorsa”. Ecco, hai fatto esattamente il contrario, seppure con l’attenuante di esserti trovato nell’occhio di un ciclone devastante. Adesso però puoi sicuramente trovare la forza di ritornare al tuo bellissimo e incrollabile punto di partenza, ricco di splendidi, coerenti e sani valori, senza “prendere la rincorsa” per asserire che “le polveri sottili rimarranno in ambito portuale e non voleranno nel cielo sopra la città”, come se il porto fosse un corpo estraneo e indipendente dalla città stessa. Un saluto con convinta stima e l’augurio del meglio, che certamente non potrà prescindere dalla tua indubbia capacità di saper affrontare con successo le più tumultuose tempeste.