Cattivi pensieri, a cura di Giampiero Romiti

Nuovo corsivo del noto giornalista. Si parla ancora di Porto

CERCASI CONTAINER DISPERATAMENTE – Come è andato il traffico dei contenitori nel 2019? Bella domanda. Ma, purtroppo per il nostro porto, non balla. Senza voler accennare ai numeri “milionari”, ad esempio di Genova , che hanno caratterizzato l’andamento del settore di altri italici scali, ci limitiamo a riportare che Civitavecchia non è andata oltre l’undicesimo posto nella speciale graduatoria, in base alla movimentazione di  112.000 (centododicimila) “cassoni” di cui il 30% vuoti. Un numero penoso. E comunque un flop annunciato. Basterebbe infatti rileggersi quanto dichiarato da Moscherini per rendersi conto che, dalla concessione del terminal data in esclusiva a Msc , non sarebbe mai arrivato un rilevante ritorno. Eh sì, terribilmente cruda ma esatta la profezia dell’ex presidente dell’Authority. Scrutando poi attentamente la classifica dell’anno scorso, saltano all’occhio gli oltre 400.000 (quattrocentomila) e i 350.000 (trecentocinquantamila) container lavorati rispettivamente a Napoli e a Salerno.  Direte, perché saltano all’occhio? Per la semplice ma importantissima ragione che almeno il novanta per cento degli oltre settecentomila “megarecipienti” hanno preso la strada che porta alla Capitale. E la domanda, pertanto, scatta fulminea come un’affilatissima lama di un coltello a serramanico: ma Civitavecchia non è il porto di Roma? Già. Dovrebbe. Condizionale improprio? Niente affatto. Il flop, infatti, si spiega con la “licenza” rilasciata in esclusiva alla società che sappiamo e che non permette il traffico di contenitori che non siano di pertinenza (unica e sola) del magnate Aponte. Tanto per essere chiari: se altri colossi del settore (e ce ne sono!!!) volessero usufruire di una banchina, non potrebbero per via della suindicata esclusiva concessa nel 2007 a Msc. Commenti? Non servono. Ma bisognerebbe incorniciare le parole pronunciare al riguardo da Moscherini e magari piazzarle sotto gli occhioni dell’attuale numero uno dell’Autorità Portuale, Di Majo. Il quale, dopo la sontuosa affermazione ” il porto è aperto a tutti”, avrebbe dovuto mettere a segno una  vigorosa “botta” di coraggio, convincendosi che il tempo dei privilegi sia scaduto anche per chi, come ha ricordato Moscherini, è stato “benedetto” dall’allora “signore” dell’Authority , Fabio Ciani, e che a distanza di anni, la bellezza di tredici!, continua ad avere il monopolio di banchine e di un settore, senza che il porto ne tragga palesi vantaggi. Perseverare in un assordante silenzio non è sicuramente da numero uno di una mega struttura (l’AP) di vitale importanza per l’economia cittadina. Non crede, presidente Di Majo? Ah, dimenticavamo: secondo gli esperti del traffico container, quest’anno ci sarà un calo del 30% qui a Civitavecchia. E, come se non bastasse, si profila all’orizzonte la minaccia di una ulteriore spietata ed impietosa concorrenza da parte di una new entry, Vado Ligure, che a quanto pare avrebbe spalancato le porte ad una potente lobby cinese. Non possiamo né vogliamo credere che il management di Molo Vespucci ignori tutto ciò, altrimenti dovremmo chiederci per quale diavolo di motivo continui a scaldare le poltrone della stanza dei bottoni.

CARBONE A CIELO APERTO? SI’, NO, CHISSA’ – Dunque scalo marittimo in crisi profonda. E il tema, rovente e centrale, viene affrontato da addetti ai lavori e politici con argomentazioni distinte e distanti. Impossibile (per mancanza di spazio) riportarle tutte per intero: ci limiteremo ad una sintesi senza alterarne il senso, dopodiché azzarderemo delle valutazioni ovviamente opinabilissime. Il  fiume di parole sceso impetuosamente sul virtuale tavolo del dibattito, nasce da una proposta del presidente della Cpc, Enrico Luciani. “L’Enel afferma che entro la fine dell’anno – spiega il leader dei camalli – saranno scaricate tre milioni di tonnellate di carbone. Ebbene, per garantire una boccata d’ossigeno al porto, chiedo che almeno un terzo venga sbarcato direttamente sulle banchine”.  “Questa iniziativa – prosegue – essenziale per ogni realtà che opera nel porto (dalle imprese di spedizione agli ormeggiatori, ai rimorchiatori, alle gru di GCT, alle società di interesse generale,ai piloti, alle agenzie marittime, agli autotrasportatori del consorzio locale) avrebbe riflessi molto luminosi. I costi per Enel, infatti, sarebbero di un euro a tonnellata per il “deposito” nel porto e nel molo di Tvn, perciò credo che l’ente elettrico non incontrerebbe alcuna difficoltà a mettere mano al portafoglio per dare lavoro ad una città affamata, che però nel corso degli anni gli ha permesso di guadagnare miliardi di euro”. Buona idea? Non tutti concordano e lo vedremo. Agli scettici Luciani ricorda che “il carbone verrebbe “bennato” sui camion che transiteranno soltanto nello scalo, e non per le strade cittadine, per poi essere riversato a Torre Valdaliga Nord”. E infine la rassicurazione: “Le famigerate polveri sottili tanto dannose alla salute resteranno “imprigionate” nel comparto portuale e perciò non provocheranno nessun problema”. Da Luciani a Mirko Cerrone passo brevissimo e apriti cielo. “Il sindaco, in qualità di massima autorità di salute pubblica – afferma l’esponente di spicco della Lista Tedesco – si esprima su questo tema, chiarendo ogni equivoco e/o strumentalizzazione”. Poi cala il carico da undici: “La proposta di Luciani è irricevibile e sorprende fortemente oltreché negativamente che la  avanzi chi, in prima persona e con grande fervore, ha combattuto contro fonti di emissioni inquinanti ben più limitate come il forno crematorio e la piscicoltura alla Frasca”. Ugualmente netto il giudizio dei pentastellati  per i quali “lo sbarco” sulla banchina  è impossibile e dal punto di vista ambientale e, soprattutto, da quello normativo”.Più “tenero” invece il vice sindaco  Massimiliano Grasso, secondo il quale “in attesa di un ritorno alla normalità ben venga qualsiasi iniziativa in grado di riattivare la filiera delle operazioni del ciclo portuale. Ok al carbone in banchina con ogni cautela di natura ambientale”.  Sicuramente allarmati dalle posizioni parallele di Cerrone e Grasso e quindi per non dare l’impressione che i rappresentanti della maggioranza centro destrorsa si guardino in cagnesco, i berlusconiani hanno deciso di rifugiarsi in calcio d’angolo sussurrando : “Guai a dividerci. Apriamo piuttosto un tavolo di crisi e attendiamo un pronunciamento dei Ministeri”.  Allineato con Luciani il movimento “Onda  Popolare”, convinto che il carbone in porto sia una splendida idea. Prc, dal canto suo, si rende conto delle enormi difficoltà che patiscono i portuali, ma boccia senza mezzi termini lo scarico del carbone all’aperto. Sull’argomento sorprendentemente silente, invece, il Pd. Così come la Lega, i cui esponenti da un po’ di tempo amano mostrarsi in una foto di gruppo (splendidamente eseguita: complimenti!) che ricorda i  migliori complessi del panorama musicale nazionale e non solo. Ecco, il ventaglio del “dico”, “penso”, “non dico né penso”, “chissenefrega” è completo. E allora, come la mettiamo? (1) E’ pensabile che Luciani, sull’orlo di una incontrollabile crisi figlia della stordente crisi, non abbia trovato di meglio che ritenere il carbone l’ultima spiaggia per salvare il poco rimasto, oggigiorno, del porto. Conseguenza della disperazione, per chi s’è sempre professato difensore irriducibile dell’ambiente? Chissà. Ma è certamente originale (vabbè…) asserire “le polveri sottili rimarranno nell’ambito portuale e non avveleneranno la città”. Sì, proprio una incomprensibile bizzarria: sono difatti così indisciplinate (le polveri) da volare in ogni dove con una facilità pari alla loro dannata pericolosità. Eppoi un’innocente domanda al buon Enrico: ha dimenticato che pochi anni fa per lo scarico di ferro cromo venne sequestrata la banchina 23? (2) Scontato l’atteggiamento di “Onda”, che con il suo leader Scilipoti sarebbe stato impensabile che non si sintonizzasse sulla stessa lunghezza d’onda di Luciani. (3) Su Mirko Cerrone c’è poco da aggiungere: ha espresso convintamente un pensiero che più limpido non avrebbe potuto essere. Nell’attesa di verificare se il “suo” sindaco raccoglierà il cortese ed amichevole invito di intervenire con forza e di pronunciare un chiarissimo “no”, gli ricordiamo che sono parimenti dannosi  il “crematorio” e specialmente la piscicoltura, che distruggerebbe l’ultimo spicchio di paradiso marino rimastoci. (4) M5S perfettamente in linea con il suo credo anti inquinamento. (5) Sorprendente il vice sindaco e leader della “Svolta” non per il “sì” seppure condizionato, ma perché non può aver dimenticato gli impegni presi da Enel al tempo della riconversione di Tvn per quel che concerne la movimentazione e lo stoccaggio del carbone. “Da effettuarsi – la tassativa sottolineatura dell’Ente – in strutture completamente chiuse e automatizzate per evitare la dispersione di polveri”. (6) L’atteggiamento di Forza Italia c’era da aspettarselo perché seguire la scia della Lista Tedesco o di Grasso o del presidente di Cpc avrebbe comunque potuto urtare la suscettibilità del gigante energetico col quale gli azzurri, con l’assessore D’Ottavio in testa,  hanno un rapporto molto stretto. (7) Secondo Rifondazione la questione in campo ripropone l’ormai stantìo problema dell’incompatibilità tra lavoro e ambiente che fatalmente scatena l’immancabile e inconcepibile guerra tra poveri per la gioia dei poteri forti. (8) Da Pd e Lega  ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso. Certo, ognuno è padrone di agire come meglio crede, ma cucirsl la bocca, quando si tratta di affrontare un argomento robusto, non è una virtù.  PS – Oltre alle posizioni assunte dagli apparati politici, non sono mancate quelle delle Associazioni e dei Comitati ambientalisti.  In particolare sono risultate assai interessanti le dettagliate analisi di “SOLE”, “FORUM AMBIENTALISTA”, “IL TRITTICO” e “CITTA’ FUTURA”,  che bocciano inesorabilmente le proposte del presidente della CPC. E i motivi che hanno portato a questa drastica decisione li faremo conoscere ai lettori di questa rubrica la prossima settimana.

PRESIDENTE DI MAJO… – … ci permettiamo di dedicarLe alcune righe, sperando che possano essere accolte con tranquillità e senza pericolosi sbalzi di pressione, da parte Sua naturalmente. Lungi da noi seguire le orme di taluni bravissimi osservatori, che ritengono sia giunto il momento che la seguitissima trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” Le riservi un ampio spazio. Fatichiamo a credere, tuttavia,  che non si renda conto della tragica situazione in cui versa il nostro porto. E, sorprendentemente, constatiamo che, tenendo ben presenti (non si può farne a meno) il Suo ruolo di top manager di un Ente importantissimo e l’appannaggio della discreta (sic) somma di oltre duecentomila euro all’anno, non stia brillando per creatività, intraprendenza, coraggio e iniziative che possano (o debbano) alleggerire l’insopportabile pesantezza di una crisi nella quale il porto rischia di affondare senza scampo. Con tutta franchezza, il Suo decidere di non decidere un bel (?) nulla è inaccettabile. Abbiamo accolto con una punta (ma non di più, per la verità) d’entusiasmo la sontuosa sortita “Il porto è aperto a tutti” però questi “tutti” non si son visti e l’encefalogramma dello scalo si appiattisce sempre più, per cui resta il sospetto che l’abbia buttata là con inammissibile sufficienza. Vede presidente, dev’essere evidente che , in base a quanto dichiarato da Giovanni Moscherini, la lenta ma inesorabile decrescita del porto sia iniziata con le gestioni dei suoi predecessori e con il macroscopico errore di considerare essenziale solo ed esclusivamente il crocierismo, evitando di volgere lo sguardo su altri settori fondamentali  (la logistica su tutti) per lo sviluppo, l’economia e l’occupazione dei tantissimi giovani condannati alla perenne precarietà . Comprendiamo pure che si sia trovato nell’occhio di un ciclone diventato adesso maggiormente devastante per via della pandemia, ma esperti scevri di pregiudizi giudicano la Sua complessiva gestione colpevolmente piatta. Insomma non appare eccessivo sottolineare le tante, troppe ombre allungatesi nel corso del Suo cammino. Non foss’altro perché, malgrado ragguardevoli difficoltà, che di sicuro s’è trovato ad affrontare talvolta inaspettamente, si contano sulla punta delle dita guizzi degni di tal nome. Che, per quanto ci riguarda, li abbiamo sempre e puntualmente sottolineati. Non possiamo però sottacere che, in questo momento tanto nevralgico quanto paradossalmente adeguato per sfoggiare competenza, capacità operativa e presenza, ci saremmo aspettati più dinamismo, più fatti, più ingegnosità e ineccepibile managerialità. Sembrerà poco importante, ma il Suo silenzio sullo scarico del carbone sulla banchina ha lasciato di stucco. E proprio in considerazione di un simile atteggiamento che sa di goccia che ha fatto traboccare il vaso, Le confessiamo che ci frulla in testa l’idea che, mancando ormai pochi mesi alla fine del Suo mandato, abbia tirato i remi  in barca. La salutiamo con la speranza che possa dimostrare la totale inconsistenza della nostra supposizione.