I grandi evasori ringraziano. Frase ad effetto quella dell’ex vice sindaco e attuale consigliere comunale pentastellata, Daniela Lucernoni? Dipende dagli umori di chi è disposto a digerirla con disinvoltura oppure con difficoltà. Comunque, tanto per essere chiari, è una bella botta che la corazzata molto più destrorsa che centrista capitanata dal serafico Ernesto Tedesco ha dovuto incassare durante la prima seduta ufficiale del nuovo parlamentino locale. Ma di cosa si tratta? Del regolamento riguardante la rottamazione delle cartelle esattoriali votato senza indugio alcuno dalla maggioranza. Regolamento che si snoda in realtà in maniera molto…originale. Ovvero: chi ha un “buco” fino a 1000 (mille) euro da “tappare” può farlo in 3 (tre) rate; chi ha collezionato invece “buffi” per 10000 (diecimila) euro e oltre ha la facoltà di pagare in un’unica soluzione entro la fine dell’anno o addirittura beneficiare di ben 14 (quattordici) rate fino a settembre 2021. Di qui la sparata della giunonica grillina: “C’è poco da dire, i grandi evasori possono festeggiare, i poveracci si ritrovano sempre con le ossa rotte”. Esagerata la Lucernoni? Fatevi questa domanda e, naturalmente, datevi una risposta.
Il bello delle dimissioni. Quali? Quelle del giovane, brillante e preparatissimo avvocato Francesco Serpa, una delle “stelle” di primissima grandezza del “firmamento” di Fratelli d’Italia, spinto da una vagonata di consensi sullo scranno “dorato” della maggioranza. Consensi però che sono evaporati in un baleno visto che il Serpa ha sospirato con un filo di voce: “Mi spiace, ma non posso accettare il pur prestigioso incarico”. A spiegarne il motivo ci ha pensato un giornale telematico che, facendo da portavoce al buon Francesco, in maniera asciutta ha “tastierato” queste pochissime righe: “Serpa s’è dimesso per due motivi: il primo per problemi personali, il secondo per non incorrere in possibili incompatibilità”. Tale frase, lo confessiamo, ha rischiato di farci spaccare le meningi. Almeno un centinaio di volte infatti l’abbiamo letta. Eppur non avendola capita, perchè evidentemente parecchio limitati, siamo arrivati alla determinazione che prendere per i fondelli chi legge, e finanche chi recentemente è andato a votare, non è poi tanto simpatico. Ma tu guarda: solo dopo aver incassato centinaia di voti il rampollo di FdI s’è reso conto di avere grossi problemi professionali? E poi: perchè mai avrebbe dovuto temere di finire nelle grinfie dell’incompatibilità? Però siamo proprio degli smemorati: ci siamo dimenticati infatti che, secondo informatissimi rumors, all’aitante Serpa è stata promessa la leadership di una importante municipalizzata. Evviva, ci si è accesa la “lampadina” che ha fatto luce sul quel “non incorrere probabilmente in possibili incompatibilità”. Morale della favola, auguriamo (faccia pure gli scongiuri) a Francesco Serpa il meglio del meglio e lo ringraziamo di averci offerto l’irripetibile occasione di apprezzare e sottolineare la sua intelligente e lungimirante (per il prosieguo di una strepitosa carriera) decisione di rinunciare ad una soffice poltrona consiliare per volare sulla vetta di una super struttura incastonata nel tessuto produttivo cittadino. Complimentissimi, anche e soprattutto questo è il bello delle dimissioni.
Sostiene Perello. “A bordo delle navi da crociera si denigra Civitavecchia”. Così gorgheggia il “globe trotter” della politica nostrana incollato sullo scranno dell’Aula Pucci. Poi piazza l’acuto spacca timpani: “Viviamo in una città portuale che dal turismo potrebbe trarre la maggior fonte di ricchezza ma purtroppo coloro che dovrebbero collaborare con questa amministrazione e con le realtà locali sono i primi a remarci contro”. Si, il motivo è gradevolmente orecchiabile e va dato merito a Perello di averlo diffuso nell’aere cittadino. Ci piacerebbe però conoscere i nomi e i cognomi di quei “coloro” che il dinamico leghista si guarda bene dal rendere di dominio pubblico e, infine, chiedergli perchè in maniera così pressante solo adesso lanci il chiaro messaggio sulla necessità di una virtuosa e produttiva sintonia fra lo scalo marittimo e il Comune. Per carità, non sarebbe accettabile se saltasse fuori un signor nessuno con la demenziale intenzione di impedire a Perello di deliziarci con il suindicato motivetto, ma al novello “cantautore” ci permettiamo di ricordare che dal 1994 ad oggi, ovvero dalla costituzione dell’Autorità Portuale, non c’è mai stata anima viva che si sia stracciata le vesti per la mancanza di dialogo e collaborazione tra il Comune e il “Santuario” di Molo Vespucci ben felice, da par suo, di ritenersi un corpo estraneo alla città. Sappiamo benissimo come sia finito il tentativo del grillino Cozzolino e del top manager dello scalo marittimo Monti di sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda ma non è il caso di porre limite alla provvidenza. Riuscirà adesso la giunta Tedesco, intonando l’inno del baldo leghista dell’ultima ora, a stringere un patto di ferro tra il Pincio e l’Authority? Ce lo auguriamo. E, come sempre, chi vivrà vedrà. Sai com’è, tra il cantare e il fare…