SAPETE CHE… – …l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha diramato la lista dei rappresentanti del Direttivo Nazionale, che “abbraccia” la bellezza di settanta realtà territoriali? E che si tratta di un conferimento molto importante perché – è pure banale sottolinearlo o ricordarlo – ogni qualvolta che il “parlamentino” si riunisce, vengono trattati argomenti “sensibili” per quel che concerne le città di “stretta” pertinenza dei prescelti ad occupare la “stanza dei bottoni”? Bene, adesso lo avete “scoperto” e allora sappiate pure che dei “magnifici 70” fanno parte i sindaci di Tarquinia e Ladispoli – Giulivi e Grando – entrambi salviniani di ferro . E Civitavecchia? Non rientra, diciamo così…, nelle grazie dell’Anci. Il Primo Cittadino di casa nostra, avvocato Tedesco, non figura, infatti, nello specialissimo elenco. Osserverete: come è possibile che abbiano un peso specifico maggiore, rispetto al nostro, la ridente cittadina etrusca e l’accogliente centro tirrenico? Forse perché l’una è famosissima per il museo e la necropoli etruschi o per aver “abbracciato” il famosissimo esule cileno, straordinario artista (pittore e scultore) surrealista Sebastian Matta; l’altro per la sua “forza” di calamitare ogni anno migliaia di persone in occasione della celeberrima “Sagra del Carciofo”? Chissà.

Francamente, però, non è facile spiegarsi questa esclusione (possiamo chiamarla così?) se pensiamo che qualche “eccellenza” umilmente la vantiamo. Ad esempio: competere ogni anno con Barcellona per il primato del crocierismo, è una bazzecola?. E poi: aver attirato durante la trascorsa campagna elettorale il “lider maximo” Matteo Salvini, non ha forse significato che Civitavecchia, per la Lega, fosse un centro così nevralgico da meritare altissima considerazione? Ancora: l’attenzione addirittura maniacale dell’ex sottosegretario Durigon – nume tutelare del potente (in loco) Enrico Zappacosta e della sua signora (“incoronata” assessore/a ai servizi sociali !) – all’evoluzione politica locale, dobbiamo dedurre che si rivolgesse solamente e semplicemente al periodo preelettorale, dopodichè tanti saluti e neppure un bacetto? Insomma: non appartenere al gotha del’Anci rientra nella normalità di una programmata rotazione oppure nella mancanza di… stima dei maggiorenti dell’Associazione?
SAPETE CHE… per il riallaccio di un contatore dell’acqua già esistente, oggigiorno siete costretti a pagare di più rispetto al passato? Inutile che facciate salti sulla sedia e che pensiate si tratti di una presa per i fondelli. Sostiene, difatti, il capogruppo consiliare del Pd, Marco Piendibene: <Incredibile a dirsi: dopo il passaggio ad Acea s’è verificata una situazione paradossale>. Nessun dubbio, inizio promettente. Nel senso che miglior preludio ad una vera e propria “sparata”, non avrebbe potuto esserci. <Ai tempi in cui il servizio idrico veniva gestito dal Comune, gli utenti versavano circa 20 (venti) euro per il “ricollegamento” di un “vecchio” apparecchio. Era, questa, un’operazione che si verificava in occasione di un contratto ex novo, stilato da un utente subentrante. Attualmente – per capirci con la “cura” Acea, sottolinea il piddino – qualunque passaggio di contratto, anche di un sostituente in un appartamento già dotato di allaccio, viene a costare 105 (centocinque) euro per il contatore e in aggiunta 78 (settantotto) euro per l’installazione. Il motivo di tale salasso – conclude – si spiega in questo modo: Acea alla cessazione di ogni contratto smonta il vecchio contatore, che obbligatoriamente deve essere sostituito (e quindi acquistato) con uno nuovo e come se non bastasse presenta anche il conto per le spese di montaggio>. Beh, è proprio il caso di asserire che un bene pubblico (chiediamo scusa per l’imperdonabile gaffe: non più pubblico!) di prima necessità (l’acqua), se non costa un occhio della testa poco ci manca. In particolare, però, la “storia” dei contatori, tanto per mutuare l’attenta osservazione di Piendibene, è davvero paradossale. Perciò non ci resta che invitare il dinamicissimo consigliere forzista Giancarlo “Gunga Din” Frascarelli (che indefessamente si adopera, e continua senza sosta, per il buon funzionamento del servizio idrico) ad affrontate il problema con Acea e a trovare una felice e soddisfacente soluzione per i contribuenti, già tartassati da una montagna di tasse.
SAPETE CHE… – … sono due settimane che assessore e tecnici dei Lavori Pubblici hanno le bocche cucite e si guardano bene dal far sapere( alla larghissima schiera di giovani e meno giovani e di anziani e meno anziani, assidui frequentatori del PalaGalli) quante e di che natura siano le “carenze strutturali”( emerse nel corso di un’accurata ispezione), che per la loro soluzione (sulla tutela della pubblica incolumità non si può né si deve tergiversare per nessunissimo straccio di ragione) necessitano 150.000 (centocinquantamila) euro? Va comunque rimarcato che assessore e tecnici dei LLPP hanno messo al corrente il responsabile dello sport (il sindaco Tedesco) dell’importantissima relazione e della impellente necessità di ricorrere agli interventi riparatori. Per la proprietà transitiva, dunque, il Primo Cittadino (che si è assunto l’onere e l’onore di rappresentare, seppure ad interim, il mondo dello sport) cerchi di spiegare, in fretta, il motivo per cui sia legittimamente opportuno scucire un numero mica esiguo di soldini per mettere in sicurezza lo Stadio del Nuoto. Ah, dimenticavamo: siamo al secondo invito, rivolto all’Avvocato, di illustrare con dovizia di particolari lo “stato” in cui versa l’impianto. Vabbè: non possiamo far altro che attendere con pazienza e fiducia, augurandoci che venga smentito l’urticante dètto “non c’è due senza tre>.
SAPETE CHE… – … non si conosce ancora quando, ma la “trasformazione” della Fiumaretta di sicuro avverrà? Se ne parlava da tempo, in verità. O meglio: a lanciare la notizia che in quel sito sarebbe spuntato un mega outlet, furono gli amministratori pentastellati. E da quel momento s’è scatenato il finimondo, da parte degli operatori del commercio, al grido <Finiremo tutti sul lastrico. La nuova struttura sarà la nostra pietra tombale>. Venne comunque presentato il progetto e assunto l’impegno, da parte dell’esecutivo “cozzoliniano”, di “benedire” la nascita di una cittadella costellata di negozi (70, 80, 90, 100: chi è a conoscenza del numero esatto alzi la mano!) impreziositi dalle cosiddette “grandi firme” a prezzi assai convenienti. Et voilà, giochi fatti: sì del Comune alla realizzazione e “caparra” di 3 (tre) milioni di euro piazzata nella cassaforte del Pincio dai dinamici imprenditori (uno, due, dieci, cento o mille? Boh!) per la gioia della “Signora” delle Finanze, ossessionata dall’idea di non poter redigere il bilancio se non ci fosse stato quel sostanzioso pacchetto di banconote. Da allora ad oggi, un po’ d’acqua è passata sotto i ponti. “Consumatasi” rovinosamente la legislatura dei “grillini”, è partita la campagna elettorale . E chiedere, in quel “caldo” (e carico di tensione) periodo, ai centrodestrorsi cosa pensassero dell’outlet, significava mandarli fuori di testa e farsi accomodare elegantemente dalle parti di un sonoro vaffanculo, per la loro totale contrarietà ad un’iniziativa ritenuta dannosissima per gli esercenti.

Poi arrivò il risultato della kermesse amministrativa e, dall’insediamento della giunta Tedesco in poi, ebbe a maturare, giorno dopo giorno, un ripensamento sulla struttura solo pochi mesi prima “schifata”. Motivo? “Scoperta” una situazione finanziaria micragnosa, la compagine governativa capitanata dall’Avvocato ha dovuto giocoforza far di necessita virtù. Ossia: senza il gruzzolo di cui sopra (e mancando pure i due milioncini dell’Authority) sarebbe stato arduo compilare il bilancio per cui… Vabbè, non poteva andare diversamente, tenuto conto che erano stati fatti i conti senza l’o…utlet. Ma una novità iperstraordinaria è tuttavia saltata fuori: la premiatissima ditta Tedesco & Co. è ricorsa al succulento escamotage di far sparire l’indigesta dicitura“outlet” e sostituirla con un apparentemente accattivante “Village Center” , che sarà “arredato” con “appena” 33 negozi ( corretto pertanto il “vecchio” progetto che ne prevedeva il doppio o addirittura il triplo). Ok, tutto chiaro. E sarà il caso di ripetere (per fissarlo bene in testa) che se appena un anno fa il “paradiso dello shopping” a Fiumaretta si chiamava appunto Outlet, ora è stato rinominato Village Center. Meglio così o peggio? Risposta: zero e addirittura chi se ne frega. Perché se non è (più) zuppa, è (adesso) pan bagnato.