A tutto (turbo)gas. C’è una… nuova centrale nel futuro di Civitavecchia. Inutile fare discorsi vuoti come canne, risibile sperare in qualche buonuomo che si piazzi una mano sulla coscienza e gridi al mondo intero “basta con le servitù, questo territorio ne ha dovute subire a bizzeffe e sarebbe il caso che non venisse più seviziato”. Già, seviziato. Ovvero voce del verbo seviziare che (consultare il Nuovo Zingarelli, prego) significa “usare sevizie”, “assoggettare a sevizie”, “violentare”, “maltrattare”, “tormentare”. Insomma di tutto di più, in senso nient’affatto piacevole ovviamente. L’ambiente, difatti, è stato letteralmente “violentato”; i cittadini certamente “maltrattati” e peggio ancora “tormentati” da gravi e gravissime patologie. Insomma da sempre la città toccataci in (mala)sorte ha la capacità di inoculare tensione, impossibilitata com’è di spargere senza alcun impedimento una naturale e sacrosanta salubrità ambientale. Neppure il tempo di assaporare il dessert dell’annunciato stop all’alimentazione a carbone – previsto per l’ancora lontano 2025 – che viene servito il progetto di un impianto assolutamente nuovo. Impianto a turbogas, laggiù, a Torre Nord, dove la “storica” ciminiera sarà “costretta” a rinunciare alla propria privacy per l’arrivo di quattro “sorellastre” con cui scambierà qualche occhiata non sappiamo se amichevole o meno. Ma tant’è, la famiglia dei giganteschi fumaioli che guardano dall’alto la città si allarga: wow!!!

Grido d’allarme 1. Mettiamoci, dunque, l’anima in pace e in particolare le giovani generazioni si preparino a far di necessità virtù (accidenti, chiamarla così è una bestemmia!) perché se la vedranno con problematiche che sfrecceranno a tutto (turbo)gas. Rimbomba, però, un accoratissimo Sos che, quantomeno, dovrebbe ispirare delle riflessioni. E a lanciarlo è uno degli ultimi “cantori” dell’antinquinamento, che ancora… osano sfidare la legge imposta dai poteri forti. Si tratta di Paolo Giardi, medico e coordinatore del Gruppo Interdisciplinare di Monitoraggio e Controllo Energia e Ambiente. “Sgombriamo subito il campo da dicerie insignificanti – attacca – Anzi tutto va sottolineato che l’attuale centrale a carbone non sarà demolita ma messa semplicemente in stand-by, quindi sorgerà un impianto nuovo di zecca, come ben sappiamo a turbogas, e subiremo un passaggio dagli attuali 68.000 (sessantottomila) metri cubi nientemeno che ai 228.000 (duecentoventottomila). E’ bene altresì precisare – prosegue Giardi con calma apparente epperò con voce decisa e severa – che detto impianto rappresenta l’ottavo intervento (la somma, cioè, di 5 (cinque) costruzioni ex novo e 3 (tre) riconversioni) registratosi in questo lembo di terra nell’arco di 70 (settanta) anni. Capito bene? – improvvisamente s’impennano i decibel vocali del dottore – Deteniamo, poco orgogliosamente, il record assoluto europeo di operazioni di questo tipo e, statene certi, non verrà mai battuto vita natural durante. E infine – ecco la “chicca” più appetitosa – occorre ribadire con estrema chiarezza che con la nuova centrale le ricadute occupazionali saranno impalpabili: mediamente verranno utilizzati 35 (trentacinque) addetti ossia un decimo rispetto a quelli operanti a Torre Valdaliga Nord”. Così il dottor Giardi e sicuramente le sue parole non possono non aver prodotto l’accapponatura della pelle. Allora? Alzi pure la manina chi pensa di potersi prendere una sbornia di tranquillità.
Grido d’allarme 2. E se Giardi piange, l’esponente dell’Associazione Politico-Culturale “Meno poltrone più panchine”, Tullio Nunzi si dispera. E sbotta: “Non è possibile che l’Enel decida il futuro della zona. Il ricorso al turbogas è inaccettabile. Basti pensare che la media di chilowattora che graverà sulla testa di un residente del comprensorio è pari a 40 (quaranta) mentre il “valore” nazionale non arriva a 2 (due). Mi chiedo e chiedo: è normale metabolizzare un’assurdità del genere?” La risposta è affermativa perché si sa benissimo cosa abbiano combinato le classi dirigenti appollaiatesi negli anni sulle soffici poltrone delle stanze dei bottoni. Certo, si sa benissimo e lo ribadiamo a chiarissime lettere: per liberare la città dalla morsa dell’eneldipendenza hanno fatto semplicemente zero più zero e se qualcuno trova difficoltà a capire quanto ora scritto lo agevoliamo con simpatia: zero più zero vale un misero niente di niente. Chiaro adesso?

Grido d’allarme zero. E mò ‘sto titoletto? Ecco: grido d’allarme 1 sommato a grido d’allarme 2, se è vero che la matematica non è un’opinione, dovrebbe dare un certissimo 3 ed invece qui è venuto fuori uno 0 tondo tondo. Allora, cos’è che non va? Perché i conti non quadrano? Beh, per ottenere un ovvio tre avrebbe dovuto gelare quest’insopportabile calura di un’estate che sta morendo una colossale reazione all’idea dell’installazione della nuova centrale che sa tanto di miliardesima pugnalata alle spalle di una collettività ambientalmente già agonizzante. Si, è stata perpetrata un’autentica “maramaldata” eppure i signori comodamente sprofondati sugli scranni dell’aula Pucci si son cuciti la bocca ed evitato pertanto di contrastarla con forza. Però, è davvero strana la vita. All’idea di dover subire l’ingerenza non proprio “amichevole” di un inceneritore, i politicanti di casa nostra, insieme ai colleghi tarquiniesi e con a fianco i “cugini” dei centri limitrofi (Tolfa, Allumiere, Santa Marinella), hanno scatenato l’inferno convocando consigli comunali a go-go e chiudendo a dieci, cento, mille mandate la porta alla realizzazione di siffatta struttura considerata nemica giurata di un territorio abbondantemente dilaniato da agenti parecchio inquinanti. L’impianto a turbogas, per loro, parrebbe invece che sia la panacea di tutti i mali, un bellissimo e profumatissimo fiore di campo da accarezzare con dolcezza e massima delicatezza. Quale logica seguono questi bellimbusti eletti dal popolo? Si (tra)vestono tutti (anche coloro che ebbero a promuovere la riconversione a carbone) da ambientalisti per opporsi ad un termovalorizzatore, ma con lampante sveltezza reindossano gli abiti più appropriati per partecipare al vernissage della struttura a turbogas. Quale logica, dunque? Questa: bocciare un’iniziativa (l’inceneritore) di privati assolutamente indifferenti ai “proprietari” di Palazzo del Pincio è facilissimo, azzardare una pur timida contrarietà al “mecenate” (Ente Elettrico) della finanza comunale assolutamente vietato. Amen!!!