Corsi e ricorsi. Ad essere fatalisti, c’è da credere a quel tizio che, a scadenza programmata come lo yogurt, ammoniva con la tristezza stampata sul faccione rubicondo: “La storia del nostro territorio è solo ed esclusivamente ancorata ad una nuova servitù che si aggiungerà alle altre mille stramaledette “sorelle” che ci hanno resi e ci rendono schiavi dei poteri forti, padroni di fare il bello e cattivo tempo”. Parole che lasciano il segno e si agitano nella mente di ciascun civitavecchiese che ha a cuore il presente ed il futuro della sua città per sognare di trascorrere una vita non da nababbi ma semplicemente tranquilla e per cercare di spianare la strada di un domani radioso alle nuove generazioni. Ma tant’è, conta solo la realtà con cui dobbiamo quotidianamente misurarci, cavalcando con caparbietà la fottutissima illusione di cambiarla. Ed è la stessa illusione che possa bastare una cosiddetta unità di intenti per stoppare un colosso del settore dei termovalorizzatori , la A2A, che, certamente in virtù dei suoi solidi rapporti con l’establishment, ha già redatto un signor progetto per bruciare tonnellate di rifiuti l’anno e megafonato ad altissimo volume di voler piazzare in una zona del Comune tarquiniese, a due passi da Civitavecchia, la struttura di cui già si conosce anche l’erba che vi crescerà attorno. Insomma: è stato sufficiente che la questione-inceneritore emettesse i primi vagiti perchè il mondo politico cornetano e “pinciano” iniziasse a stracciarsi le vesti e ad “imbottire” discorsi, discorsetti e discorsoni di , e altri, infiniti, pallosissimi “bla bla bla”. E, nel rispetto di una memoria ancora vivissima, a noi comuni mortali non resta che riaccendere il ricordo mai svanito del finimondo che causò, all’inizio, la notizia della riconversione a carbone della centrale Enel di Torre Valdaliga Nord. Mobilitazione di massa oceanica? Mavà, diciamo discreta! Politici o meglio politicanti di casa nostra sul piede di guerra? Come no: lo spettacolo offerto da un’aula Pucci simile ad una curva Sud o Nord in clima di derby capitolino è ancora stampato sulla pelle e nessuno potrà mai pensare di cancellarlo. E ancora: il solenne discorso di un Primo Cittadino pronto ad incatenarsi ad una ciminiera se l’Esecutivo Nazionale avesse aperto il semaforo verde all’iniziativa dell’Ente Elettrico. Insomma sentir tremare la terra sotto i piedi era la gradevole colonna sonora di ogni residente di questa città pronta ad esultare per il “NO” ad un intervento per niente amico della salute pubblica. Allora? Come finì? Nel modo più semplice e scontatissimo: Tvn trasformata a carbone!!! E, secondo voi, vissero (magari!!!) tutti felici e contenti? Siamo seri, e non è una bestemmia ribaltare quanto detto sopra in “vissero (malissimo) tutti tristi e scontenti”. La realtà, perciò, la conosciamo a menadito e se anche stavolta accadesse quel che sappiamo sulla “carbonizzazione” (il tutto “condito” dalla solita, stucchevole ma cruenta guerra tra poveri, figlia del vomitevole ricatto dei posti di lavoro) non sarebbe altro che un flaccido replay di quanto avvenne anni fa. C’è poco da fare: i corsi e ricorsi storici non imboccheranno mai la via dell’estinzione! PS – Permetteteci due considerazioni terra terra: 1) E’ pensabile che l’A2A si sia avventurata in un’impresa del genere (peraltro già costata bei bigliettoni) senza aver sondato il terreno o meglio tastato (legittimamente bene inteso) il polso alla volontà di politici d’alto bordo? 2) L’encomiabile reazione dei massimi Consessi di Tarquinia e Civitavecchia è da applauso, sicuro. Ma, almeno a noi, qualcosa anzi “ qualcosona” non torna: semmai “capitan” Salvini, notoriamente sfegatato sostenitore degli inceneritori, dovesse imporre l’installazione dell’impianto dell’A2A, quale sarebbe la reazione di due sindaci, Giulivi e Tedesco, guarda caso leghisti conclamati? Vabbè, i due “punti” suesposti considerateli solo fantasiosi o se preferite addirittura risibili. Tenere però a mente le parole dell’immenso Ennio Flaiano, non guasta: “Nel nostro paese la forma più comune di imprudenza è quella di ridere, ritenendole assurde, delle cose che poi avverranno”.

Eneldipendenza. Quale il futuro di Torre Nord? Ma principalmente di Civitavecchia che figura tra le città italiane più inquinate, per la precisione poco orgogliosamente piazzata al quarto posto assoluto nella speciale classifica riservata ai territori stramartoriati sul piano ambientale? Torniamo, però, al sito presidiato dall’Ente Elettrico nonchè occupato dalla Centrale e la domanda sorge spontanea: risponde a verità… vera la notizia che Enel intenda alimentare due dei tre gruppi a turbogas e il terzo… boh? In attesa di una risposta ferma e precisa da chi di dovere, è auspicabile che quanto ormai un giorno sì e l’altro pure spunta da dichiarazioni e articoli sia campato in aria. E allora forza: ingoiare ottimismo non fa male alla salute e non è neppure indigesto. Cosa significa? Semplicemente che non sarebbe poi così catastrofico accarezzare il sogno di liberarsi da quest’eneldipendenza che, conti alla mano, dura da quasi settant’anni . Vi sembrano ancora pochi?
Sempre più (s)legati. Cronaca pazzamente inventata di un faccia a faccia tenutosi in una stellatissima serata di mezz’agosto davanti a due bicchieri colmi di ottimo mojito (forse un po’ troppo alcolico…) tra il coordinatore Zappacosta e il giovane consigliere Giammusso, leader delle preferenze nella recente kermesse elettorale conclusasi con la schiacciante vittoria della Tedesco’s band. Incontro, questo, iniziato in maniera addirittura cordialissima (Ciao come stai? Ti trovo alla grande. Hai un aspetto favoloso. Brilla la tua forma smagliante e via adulando) e concluso a pesci in faccia.

Faccia a faccia immaginario. Bando alle ciance, ecco l’immaginoso racconto del tambureggiante botta e risposta tra i due salviniani d’origine controllata (da chi non è un mistero…). Zappacosta –“ Caro mio, la politica deve sempre e continuamente fare i conti con le esigenze del momento. E, per come stanno maturando determinate situazioni, è necessario che tu dia le dimissioni da capogruppo”. Giammusso – Cosa dici? Rifiuto con sdegno un’imposizione del genere. Ho calamitato il maggior numero di voti, accettato di guidare il gruppo in Consiglio e vorresti farmi passare per uno che già ne abbia abbastanza di questo fottutissimo incarico ? Niente da fare”. Z – “Sarebbe meglio che tu riflettessi e non reagissi in questo modo. Sei ancora un novellino della politica, non puoi né devi dimenticare di rispettare la disciplina di partito”. G – “Io sono disciplinatissimo e proprio per questo non mi dimetto. E ti pregherei di non insistere perché se lo facessi perderesti solo tempo”. Z – “Ah, è così ? Allora sappi che sei sfiduciato e il nuovo capogruppo della Lega è D’Amico”. G –“ Benissimo, evidentemente la tua decisione è figlia della smodata bramosia di alzare la posta per ottenere privilegi e benefici. Sai com’è: da come agisci si percepisce che gli interessi personali finiscono davanti a quelli della città. Spero comunque che non sia questa la finalità del partito nel quale credo ciecamente e per quanto mi riguarda sappi che non ho alcun tornaconto a tenere il culo incollato alla poltrona”. Fine di un vis- a- vis mai avvenuto epperò la realtà è una, decisamente una soltanto: Giammuso non è più capogruppo leghista, implacabile la mannaia “zappacostiana” . Quindi? Beh, il nervosismo tra gli adepti del “Capitano” lumbard si taglia a fette e i precedenti di Perello, Cacciapuoti, Pepe e di alcuni iscritti non lasciano presagire un futuro infarcito di tranquillità. E la domanda che rimbomba in queste ore è: cosa farà Giammusso? Imboccherà la strada che porta al gruppo misto? Risposta seria non ce n’è. Anche e soprattutto perché le fonti, tanto limpide quanto informatissime, riportano che il padrino (politico ovviamente) dell’ex capogruppo ha un rapporto solidissimo con il vertice nazional-salviniano e mai benedirebbe il trasloco dell’enfant prodige “acchiappavoti” nella “casa” già abitata da Perello. Urtare la suscettibilità del poco malleabile Matteo, non sarebbe una bella mossa!!!