Questa sera si terrà la prima manifestazione pubblica contro la realizzazione del Biodigestore a Civitavecchia. Un tema che ha guadagnato le prime pagine dei giornali locali e diversi spazi di confronto sui social. Alla vigilia di questa importante iniziativa, organizzata dai tanti comitati ambientalisti che “navigano” sul territorio, è opportuno fare una riflessione. Nessuno ha dei conti in sospeso con la società che ha presentato il progetto, l’Ambyenta Lazio, che fa il suo lavoro e ci spiega come si stia per accingere a realizzare “un impianto di ultima generazione, uno dei primi di questo tipo del Centro-Sud, che posizionerà l’area di Civitavecchia come ‘pioniera’ dell’economia circolare”. Magari si tratta davvero di una svolta virtuosa nella gestione complessa e spesso dispendiosa dei rifiuti. Il problema qui è un altro, a Civitavecchia per tutta una serie di motivi è pressoché folle soltanto pensare ad un insediamento di questo genere (120 mila tonnellate di rifiuti da smaltire all’anno), e in quell’area, la zona industriale, fra l’altro non distante da centri abitati come Borgata Aurelia. Ora, la Regione attraverso il RUR, ha detto che si, il progetto s’ha da fare, con buona pace della volontà del sindaco di Civitavecchia Ernesto Tedesco, che ovviamente rappresenta la città, della Asl Roma 4, l’azienda sanitaria locale, e della Sovrintendenza, l’ente controllore sul profilo urbanistico. Insomma, “mica bau, bau, micio, micio”, le contestazioni e i pareri contrari erano belli pesanti. Eppure la Pisana ha tirato dritto, ed è assai difficile credere che il dirigente in questione sia un “kamikadze” che agisce in totale contrasto con il presidente della Regione o con la maggioranza politica che governa l’ente. Ci sono degli indirizzi politici, di cui i dirigenti debbono necessariamente tenere conto e il fatto che la conferenza di servizi sia stata anche posticipata di qualche giorno accresce i dubbi su presunte responsabilità e partite politiche che magari erano chiuse già da tempo. Senza troppi giri di parole, ci sembra corretto affermare che, qualora non si verificasse a strettissimo giro di tempo quello che auspica l’assessore regionale alla transizione ecologica Roberta Lombardi (“individuare un percorso normativo e giuridico solido per ritirare le procedure autorizzative dei grandi impianti a biogas presentate nella nostra Regione”), l’unica chance per i tre consiglieri regionali di Civitavecchia, Devid Porrello, Gino De Paolis e Marietta Tidei (in particolar modo i primi due, che indossano spesso e volentieri la maglietta della lotta all’inquinamento) sia quella di andare a fare opposizione a Zingaretti, per dare un segnale forte e provare ad uscire dal grande imbarazzo nel quale sono piombati in questi ultimi giorni. Anche perché se passasse il concetto che i tre non potessero davvero fare nulla rispetto alla realizzazione del progetto in questione (“perché si parla di questioni di natura tecnica”), allora non si capirebbe l’utilità di eleggere dei rappresentanti di un territorio che, nel momento decisivo, non potrebbe essere affatto difeso e tutelato. Fra l’altro da consiglieri regionali che gravitano con tutti e due i piedi nella maggioranza che comanda e legifera. Scommettiamo che, qualora la variegata squadra di centrosinistra alla Pisana (Pd+5Stelle+Italia Viva+civiche), tornasse ad avere dei numeri striminziti in aula, i ritiri delle autorizzazioni, forse, registrerebbero una decisa accelerata.
Biodigestore. Senza il ritiro dell’autorizzazione Porrello, De Paolis e Tidei non hanno scelta: devono andare all’opposizione
Alla vigilia di questa importante iniziativa, organizzata dai tanti comitati ambientalisti che "navigano" sul territorio, è opportuno fare una riflessione